Matteo Renzi, intervistato ieri sera da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’, ha ribadito la linea dura sulla necessità di superare l’articolo 18, definendolo come “una norma che risale allo statuto dei lavoratori, a 44 anni fa” e che “tutela solo una parte delle persone, mentre tante altre sono sostanzialmente abbandonate”. “Gli imprenditori devono poter licenziare”, ha sottolineato il premier, aggiungendo: “L’articolo 18 è un pezzetto piccolo, in direzione Pd dirò che cancelliamo co.co.co, co.co.pro. e tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto il precariato“.
Per fugare ogni dubbio sulla possibilità di mediare con la minoranza del suo partito, il premier si è poi così espresso: “Io non tratto con la minoranza del partito ma con i lavoratori”, concludendo: “Basta con la sinistra opportunista e inchiodata al 25%, che fa dell’articolo 18 una battaglia ideologica. Una sinistra che guarda al passato e che non si rende conto che la memoria senza speranza è un museo delle cere”.
Anche il sindacato non viene risparmiato: “L’unica azienda al di sopra dei 15 dipendenti che non ha l’articolo sono loro – sostiene il premier – che poi ci vengono a fare la lezione”.
Dopo aver confermato il bonus di 80 euro e l’indiscrezione sul Tfr mensile in busta paga, Renzi ha poi allontanato qualunque dubbio su possibili nuove tasse: “Un’operazione da circa 20 miliardi di euro e non un centesimo di più tasse”. “In Italia – ha aggiunto – manca la fiducia, è piena di gente che scommette sul fallimento e questo non lo posso accettare”.
F.P.