Quando Daniele Calosi, il Segretario generale della Fiom di Firenze, prese contatto, nel giugno di quest’anno, con Sergio Givone, Assessore alla Cultura del capoluogo toscano, non sapeva in quale avventura si stesse infilando. Dopo tutto, l’idea di Calosi, un quarantenne molto dinamico sia come sindacalista che come originale frequentatore dei social media, era semplice: coinvolgere il Comune nella realizzazione di una mostra fotografica sulla storia dei metalmeccanici gigliati dagli anni Sessanta a oggi. Un progetto, questo, nato con l’ambizione di arricchire, se così si può dire, l’immagine di Firenze. Che, oltre ad essere la città di Dante e del Machiavelli, del campanile di Giotto e degli Uffizi, è anche la città del Nuovo Pignone e della Galileo. Cioè, oltre a costituire un luogo storico in cui si è assommata una concentrazione di arte e cultura unica al mondo, è stato ed è anche un polo industriale di qualità considerata come particolarmente alta a livello globale.
L’idea piacque a Palazzo Vecchio e la palla passò dall’Assessore Givone al Sindaco Renzi. D’accordo col quale fu fissata, per l’inaugurazione della mostra, una data a metà dicembre. Data che trovò concorde anche il leader della Fiom, Maurizio Landini. E tutto ciò in un momento in cui né Calosi, né Renzi, né Landini potevano neanche lontanamente immaginare che l’apertura della mostra avrebbe offerto l’occasione di una delle prime uscite dello stesso Renzi con addosso le nuovissime vesti di Segretario nazionale del Pd.
Ma tant’è. Quando si è diffusa la notizia del loro imminente incontro fiorentino, Renzi e Landini sono diventati subito, per testate cartacee e on line, la “strana coppia”. E, come spesso accade, i commenti sull’incontro hanno cominciato a circolare ancora prima che il fotografatissimo abbraccio fra i due si realizzasse, nel pomeriggio di giovedì 12 dicembre, nella sala della Biblioteca delle Oblate, la sede comunale che ospita la mostra a pochi passi dal Duomo.
Questo per ciò che riguarda la cronaca. Da cui si ricava che dietro alla progettazione dell’incontro tra Renzi e Landini non vi è stata nessuna particolare strategia, ma solo una somma di circostanze. Il che non vuol dire che la cordialità reciprocamente esibita dai due sia priva di significato. Perché è invece evidente che l’ampia vittoria di Renzi nelle Primarie Pd di domenica 8 dicembre ha mutato il valore dell’appuntamento. Entrambi i protagonisti della serata si sono quindi proposti di utilizzare quella che era diventata una vera e propria occasione per trarne il massimo vantaggio possibile.
I terreni su cui si è giocata la partita sono due: quello del rapporto fra rappresentanza sindacale e contrattazione e quello dell’estensione del welfare oltre i confini via, via più ristretti del mondo dei lavoratori contrattualmente stabilizzati.
Il campo migliore per Landini è il primo. Il leader Fiom sarebbe infatti molto felice se riuscisse a convincere il nuovo segretario del Pd che è necessario e urgente varare una legge che risolva, una volta per tutte, il problema di chi contratta a nome di chi. Ovvero una legge che dia ai lavoratori dipendenti piena sovranità sugli atti negoziali che li riguardano. E che consenta quindi di votare sui risultati di un dato negoziato sia ai lavoratori iscritti all’uno o all’altro sindacato, che a quelli non iscritti ad alcun sindacato. E ciò allo stesso modo che lo Statuto Pd consente non solo agli iscritti al Partito, ma agli elettori dello stesso, di eleggerne il Segretario.
Ma c’è chi, all’interno del mondo sindacale, obietta che il rischio relativo è che Renzi trovi interessante il rapporto fra democrazia sindacale e contrattazione nella misura in cui una legge relativa a tale problematica gli consenta di regolare anche altri aspetti della vita dei sindacati e della loro natura giuridica, a partire da questioni quali quelle dei distacchi e dei bilanci.
Il campo migliore per Renzi è il secondo. E ciò dal momento che il neo segretario Pd sembra voler svolgere un’azione politica volta a conquistare al suo Partito la rappresentanza politica non solo dei lavoratori dipendenti regolarmente contrattualizzati e pensionati, che per decenni hanno costituito il tradizionale zoccolo duro delle socialdemocrazie, ma anche la rappresentanza politica di tutte quelle figure che, sotto i colpi della crisi e sotto l’accresciuta spinta della competizione globale, popolano quell’ampia e variegato realtà che viene definita, in senso lato, come il mondo dei non garantiti. Un mondo che comprende non solo i lavoratori dipendenti di serie B, ma anche professionisti, partite Iva, e lavoratori – a vario titolo – autonomi. In quest’ambito, Renzi – che dichiara di non voler togliere diritti a chi già ne ha, ma di volerne dare a chi ne ha meno o non ne ha affatto – si è mostrato interessato alle parole pronunciate da Landini in un’intervista a “La Repubblica” di un paio di mesi fa; parole con cui il Segretario generale della Fiom ha espresso preoccupazione per la decrescente capacità dei sindacati confederali di rappresentare fasce di lavori via, via più ampie.
E qui, specie all’interno della Cgil, c’è chi osserva che quella che a Renzi può apparire come l’interessante apertura del leader di una categoria industriale verso il vasto mondo del precariato, sia in realtà la classica fuga in avanti di chi guida un’organizzazione in difficoltà comela Fiom, cioè un sindacato la cui reale capacità di contare all’interno delle imprese del proprio settore, quello metalmeccanico, si va indebolendo.
Morale della favola. Renzi e Landini si sono incontrati mostrandosi soddisfatti per il fatto stesso di avere avuto questa occasione per esprimere in pubblico dei ragionamenti essendo l’uno alla presenza dell’altro. Ciò ha consentito, fra l’altro, a Renzi di mostrarsi come un dirigente politico che non è, aprioristicamente, “di destra”, ma è anzi pronto a dialogare cordialmente con un leader amato dalla sinistra-sinistra come Landini.. Allo steso tempo lo stesso Landini, che la mattina era stato ricevuto a Palazzo Chigi, ha potuto tentare di togliersi di dosso i panni dell’estremista isolato che teme qualcuno voglia cucirgli addosso. E fin qui ci siamo. Francamente, però, appare presto per dire che Renzi e Landini, alla Biblioteca delle Oblate, abbiano ragionato insieme. Per capire se questo sarà veramente possibile, bisognerà almeno aspettare le prossime mosse del giovane leader Pd in materia di lavoro.
Di Fernando Liuzzi