Il mercato dell’energia “attraversa una profonda crisi strutturale” e “senza interventi ci sarà una raffica di chiusure tra i produttori di energia e le aziende più esposte al fluttuare del prezzo della bolletta”. Lo afferma il vicepresidente di Condinfustria, Aurelio Regina, secondo cui “non stiamo chiedendo aiuti a pioggia, nè di aumentare il costo della bolletta elettrica, che a 45 miliardi è già alta. Vogliamo solo un riequilibrio del mercato e usufruire dello stesso trattamento di cui godono le imprese tedesche e francesi”.
Il governo, sottolinea il vicepresidente di Viale dell’Astronomia con delega all’energia, “deve capire l’urgenza della politica energetica e darle il giusto peso, anche avocando a una apposita cabina di regia i dossier che intersecano più ministeri come l’Ambiente e i Rapporti con le regioni”.
Con le rinnovabili, aggiunge Regina in un’intervista alla Repubblica, “il sistema è troppo generoso e l’Italia non può permetterselo. Non chiediamo di rivedere gli incentivi, ma almeno maggiore equità. Anche i produttori incentivati paghino una parte degli squilibri che producono”, contribuendo anche “al mantenimento un sistema di riserva, costituito anche da centrali termoelettriche, per evitare di rimanere al buio quando sole e vento spariscono. Prendiamo esempio dalla Spagna”.