Partenza col botto per la raccolta delle firme sui quattro quesiti referendari della Cgil. Al 10 maggio, ovvero in pratica nei primi dieci giorni dall’avvio concreto delle operazioni, le firme certificate erano già 200 mila. Dunque, il traguardo delle 500 mila richieste dalla legge potrà essere raggiunto con largo anticipo rispetto ai tre mesi previsti. Per raccoglierle, la Cgil ha mobilitato tutte le sue strutture, con l’obiettivo di realizzare trentamila assemblee nei posti di lavoro, di cui diecimila già calendarizzate, per spiegare i quesiti e ottenere le firme dei lavoratori. I dati sono stati presentati in una conferenza stampa dal segretario generale Maurizio Landini affiancato dal responsabile dell’organizzazione Luigi Giove.
Uno sforzo notevole, che tuttavia la Cgil ritiene fondamentale non solo per restituire ai lavoratori quei diritti che ritiene siano stati sottratti “da vent’anni di leggi sbagliate”, ma anche per risvegliare la coscienza civile degli italiani, ormai disertori abituali delle urne: comportamento nel quale Maurizio Landini vede anche ‘’un rischio per la tenuta democratica del paese’’. I referendum, col loro contenuto di interesse comune per milioni di cittadini, potrebbe invertire la tendenza, riaccendendo l’interesse per il voto. Nella stessa ottica -difesa dei diritti non solo del lavoro ma, più ampiamente, costituzionali- sottolinea ancora il segretario della Cgil, è stata organizzata anche la manifestazione di Napoli del 25 maggio, con il mondo dell’associazionismo riunito nella Via Maestra: seguito ideale di quella romana del 7 ottobre scorso, che ebbe una enorme partecipazione di popolo ma zero eco mediatica, causa la coincidenza con l’attacco terroristico in Israele. Una manifestazione che avrà come ‘’cuore’’ il no al premierato e all’autonomia differenziata. Tema, quest’ultimo, sui cui la Cgil ha inviato una lettera a tutti i governatori di regione, leader politici e capigruppo, chiedendo lo stop al lavoro parlamentare su una riforma che “spaccherebbe il paese’’, mentre ‘’dobbiamo ricreare un clima di fiducia’’.
Tornando alle firme, Giove spiega che la data effettiva del primo modulo firmato è il 22 aprile, anche se di fatto la raccolta vera e propria è scattata dal 1° maggio. Le firme vengono ottenute sia fisicamente, coi tradizionali ‘’banchetti’’, sia digitalmente, su un apposito spazio, ovviamente certificato, predisposto sul sito della Cgil. La scadenza per la consegna è di novanta giorni, dunque a fine luglio, ma, come osserva ancora Giove, il grosso va fatto al massimo entro giugno, considerando poi i tempi burocratici per completare ogni singola pratica (per esempio, per richiedere ai comuni i certificati elettorali di ogni firmatario). Quanto ai costi dell’operazione referendum, il segretario organizzativo non fornisce cifre ma si limita a dire che saranno “assolutamente limitati allo stretto necessario, ovvero quelli necessari alla stampa dei moduli e dei volantini”. Anche la comunicazione è fatta tutta ‘’in casa’’ Cgil. Del resto, aggiunge, “e’ un fatto di militanti e militanza, almeno in questa prima fase. Se poi si arriverà alla campagna elettorale ovviamente ci saranno altri costi e altre spese”.
Ai referendum la Cgil affiancherà tra breve anche la raccolta delle firme su una serie di leggi di iniziativa popolare (per le quali sono concessi sei mesi di tempo, contro i tre dei referendum). I testi sono in lavorazione, e dovrebbero vertere, spiega Landini, su temi che, cosi come i quesiti referendari, contribuiscano a costruire un paese migliore. In particolare, le proposte di legge dovrebbero riguardare sanità pubblica, diritto allo studio, appalti e fisco.
Per quanto riguarda invece la raccolta di firme avviata dal Pd sulla proposta di legge per il salario minimo, Landini, per ora, non ha intenzione di aderire, e rimanda alla riflessione in corso in Cgil sia sul salario minimo ma, soprattutto, sulla rappresentanza, argomento che per il leader della Cgil e’ prioritario anche rispetto al salario minimo: “Per noi è utile e necessario un salario orario minimo, ma deve essere accompagnato da una legge sulla rappresentanza, per dare validità di legge ai contratti firmati dalle organizzazioni rappresentative”. Dunque, rispetto alla proposta di legge del Pd, “quando avremo deciso cosa mettere dentro la nostra proposta sulla legge sulla rappresentanza, decideremo anche se firmare o meno quella proposta”, che al momento però “non affronta il tema della rappresentanza”.
Nunzia Penelope