Leggo dalla stampa che il governo Gentiloni potrebbe intervenire per correggere alcuni limiti delle norme sull’Ape Agevolata. Noi lo auspichiamo, così come auspichiamo che non si butti via tutto il lavoro svolto dalle Camere prima del cambio alla guida dell’esecutivo. E soprattutto, auspichiamo che venga data maggiore attenzione a chi svolge lavori faticosi e discontinui, i più penalizzati dal provvedimento così come oggi è scritto. Ad esempio, gli edili.
In questi ultimi mesi, abbiamo assistito a un positivo lavoro svolto da Camera e Senato, anche su nostra sollecitazione. Mi riferisco in particolare alla modifica dei riferimenti dei 6 anni consecutivi e 36 anni di anzianità contributiva per l’Ape social, soglie che di fatto impediscono agli operai edili di accedervi, vista la discontinuità che caratterizza il nostro settore. Abbiamo fatto un lavoro importante, unitariamente con Filca e Feneal e con le confederazioni, per far comprendere le peculiarità del lavoro edile e per spiegare che con quei “paletti” potranno usufruire dell’anticipo pensionistico senza penalizzazioni solo poche centinaia di lavoratori edili, i più fortunati, quelli che sono dipendenti da sempre di grandi imprese. Pochi, rispetto a un numero molto elevato di edili che saranno costretti, invece, a continuare a rischiare la vita – la propria e quella dei loro colleghi – fino a quasi settant’anni.
Le nostre proposte sono state ascoltate, i nostri numeri e conteggi letti con attenzione, e avevano dato un esito positivo, raccogliendo consensi trasversali. Penso all’ordine del giorno approvato alla Camera, proposto dall’On. Damiano, presidente della Commissione Lavoro, e approvato a larghissima maggioranza, che impegnava il governo a chiarire che i 6 anni previsti dal provvedimento non fossero consecutivi. Penso agli emendamenti presentati al Senato trasversalmente, dal Pd a Forza Italia a Ncd, volti ad intervenire sui 6 anni continuativi e per ridurre i 36 anni di contributi.
Questi correttivi, oltre a permettere agli operai più anziani di scendere dalle impalcature – un infortunio grave su 4 in edilizia coinvolge un over 60, per evidenti ragioni – avrebbero favorito l’ingresso di giovani operai specializzati in un settore sempre più chiamato a sfide su rigenerazione energetica, anti sismico, recupero.
Recuperare questo lavoro, consentirebbe al nuovo governo di dare un segnale di maggiore giustizia e attenzione a migliaia di edili che dopo decenni di lavoro gravoso, meriterebbero di poter andare a fare i nonni, anziché rischiare ancora la vita sulle impalcature.