Il diario del lavoro ha parlato con il segretario generale dell’Unirec, Marco Recchi, per approfondire il protocollo che è stato firmato con i sindacati per ampliare la platea di lavoratori a cui viene applicato il contratto nazionale.
Il protocollo è un tentativo di includere nel contratto nazionale del terziario quei lavoratori oggi esclusi?
Il protocollo è un tentativo che le parti firmatarie hanno ritenuto di compiere per salvaguardare il lavoro per migliaia di persone che, in assenza di circolari esplicative e senza un regime transitorio della riforma, potevano perderlo. In questo modo si è avviato un cammino che auspicabilmente si concluderà nell’adesione al CCNL studi professionali. Più precisamente nella costituenda V area che speriamo fortemente possa disciplinare tutti i lavoratori del nostro comparto in forma compiuta. la nostra è una attività professionale presente nell’elenco delle nuove professioni tenuto dal CNEL sin dal 2004 e viene svolta con soddisfazione da dipendenti, para subordinati e agenti recuperatori a partita IVA. La nostra intenzione è che tale assetto sia mantenuto anche nella futura eventuale adesione nel CCNL studi professionali, per consentire alle nostre aziende di continuare a creare lavoro.
In concreto, puo’ spiegare come funzionera’?
Il protocollo si articola su base temporale, può essere definito come un accordo volontario e progressivo in funzione, come dicevo, della realizzazione di una futura e compiuta disciplina nel CCNL di approdo. Il protocollo prevede l’introduzione nella disciplina dei contratti a progetto utilizzati nel nostro settore degli elementi di novità frutto dalla riforma del lavoro.Per la durata del protocollo le parti hanno infatti previsto ad esempio un regime retributivo orario per i lavoratori a progetto non escludendo anche dei paralleli ma eventuali percorsi di stabilizzazione. Un regime orario che ha come parametro quello del livello dei dipendenti che svolgono attività paragonabile con delle agevolazioni iniziali per le aziende (affinché possano avere il tempo di rimodulare l’offerta sulla clientela e la loro presenza sul mercato).Le parti hanno tuttavia, già previsto che in sede di trattativa per l’adesione al CCNL studi professionali la retribuzione del Lavoratore a progetto potrà essere, in quota parte, determinata in funzione del raggiungimento di obiettivi realizzabili. Altro profilo rilevante è sicuramente quello dei diritti sindacali e infine quello dell’assistenza sanitaria complementare che sono stati introdotti nel nostro settore in modo compiuto a livello nazionale per la prima volta.
E’ applicabile in altri settori?
No, il protocollo è utilizzabile per le figure individuate nel contesto e nel perimetro dell’attività indicata.Seppure è fortemente auspicabile che altri comparti possano trovare una sintesi analoga a quella che siamo riusciti a realizzare per interpretare in modo concreto ed oggettivo le rilevanti novità introdotte dalla riforma per i contratti a progetto quali ad esempio l’eventuale coincidenza tra oggetto sociale e progetto. Nel nostro settore ad esempio tutti sanno che il sollecito telefonico è solo una parte del processo di recupero stragiudiziale (core business aziendale). Per chiarire al meglio questo profilo anche a chi ci conosce poco, abbiamo previsto delle chiare esclusioni per l’applicabilità del contratto a progetto su altre parti del lavoro svolto nelle aziende di settore (ad esempio l’inboud, i compiti ripetitivi, ecc) che parimenti incidono nella realizzazione del core business. E’ stato importante leggere nella circolare ministeriale emessa pochi giorni dopo la firma del protocollo come la nostra interpretazione su questo punto fosse conforme a quella che hanno al ministero del welfare ovvero che può coesistere un contratto a progetto .
E’ stato facile arrivare a un accordo unitario?
Gli accordi sono il frutto delle decisioni delle organizzazioni che li stipulano ma anche dell’impegno dei singoli che si confrontano. Nel nostro caso, lato sindacale, sia le organizzazioni che le persone che lo hanno siglato, hanno mostrato da subito grandissima competenza, umanità e volontà di capire le esigenze di un settore poco conosciuto ma importante e professionale come quello rappresentato da UNIREC.
In Italia è ancora possibile coniugare il contratto nazionale con le esigenze di competitività?
lo strumento contratto nazionale lato impresa appare a volte superato in favore di un “localismo” o un “particolarismo” che per molti è in grado di interpretare meglio la realtà attuale e le sfide della globalizzazione. Personalmente mi piacerebbe una disciplina armonica di tipo diverso, a livello europeo e non solo nazionale, ma attualmente, non vedo un dibattito di questo tipo su strumenti capaci di rappresentare in forma generale ed omogenea le esigenze delle parti (aziende di un intero comparto e i loro lavoratori) sul territorio dell’Unione.
Che ne pensa della riforma Fornero sul mercato del lavoro?
la ritiene utile?Le finalità sono rilevantissime, ma degli obiettivi così ambizioni avrebbero dovuto a mio avviso essere calati con maggior cautela nel nostro sistema produttivo. Sicuramente la scelta di non prevedere un regime transitorio per molti profili è stata coraggiosa, ma penso sia frutto del timore che nel nostro paese nulla è più definitivo dei regimi transitori. Ad ogni modo, mi pare prematuro valutare una riforma di questi contenuti nel brevissimo periodo come quello intercorso dalla sua promulgazione, occorrerà a mio parere, aspettare qualche anno per dare un giudizio fondato.
Qual’e’ la sua valutazione sull’ accordo separato sulla competitività?I
o spero sempre che i contrasti possano essere affrontati e di volta in volta risolti, i conflitti tattici su temi specifici non penso che ce li possiamo più permettere. Per il bene del sistema produttivo nazionale spero fortemente sia possibile per tutte le parti trovare ai vari problemi una soluzione sostenibile che possa portare aiuto al sistema paese per competere meglio, sopratutto in un momento di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo da troppo tempo. Ad ogni modo, vista la situazione di grande difficoltà al nulla è meglio sempre provare a opporre qualcosa, nell’auspicio che, con il tempo, tutti possano ritrovarsi.