Per tale ragione saluto con ottimismo la nomina del Ministro Stefani che avrà bisogno di tanta collaborazione per mettere in fila le questioni che sono state purtroppo per parecchio tempo abbandonate. Soprattutto in questo momento in cui la pandemia colpisce le persone più deboli. In Italia secondo i dati Istat abbiamo oltre 3,1milioni di disabili, metà ultra 75enni. Nonostante una spesa pubblica annua di 37 miliardi, 1,8 milioni sopravvivono con circa 500 euro al mese. L’epidemia di coronavirus sta infuriando, specialmente nelle strutture sanitarie residenziali per anziani (Rsa) e disabili (Rsd). E riporta sotto la lente il mondo dimenticato dei disabili italiani. Parliamo di un italiano ogni 20, spesso anziano, ammalato e povero. I dati risalgono al 2017 ma in Italia le persone che, a causa di problemi di salute, soffrivano di gravi limitazioni che impedivano loro di svolgere attività abituali erano il 5,2% della popolazione. Gli anziani erano i più colpiti: quasi 1,5 milioni di ultra 75enni, oltre un quinto delle persone in quella fascia di età erano disabili e 990mila tra loro, sei su 10, donne. I disabili gravi hanno un’età media di 67,5 anni rispetto ai 39,3 della media del Paese. Nell’UE ci sono circa 100 milioni di persone con disabilità. Il tasso di occupazione delle persone con disabilità di età tra i 20 e i 64 anni è pari al 50,6%, mentre il tasso di occupazione per le persone senza disabilità è del 74,8% (2017). Il 28,7% delle persone con disabilità nell’UE è a rischio di povertà o esclusione sociale, rispetto al 19,2% di rischio per la popolazione in generale (2018)Nell’UE 800mila persone con disabilità non hanno il diritto di voto. Gli eurodeputati hanno adottato una risoluzione sulle priorità della nuova strategia europea sulla disabilità post-2020. La nuova strategia si baserà sull’attuale Strategia europea sulla disabilità del periodo 2010-2020. https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2017-0474_IT.html.
Il Parlamento europeo vuole che l’UE sia in prima linea nella promozione dei diritti delle persone con disabilità. Per questo motivo gli eurodeputati chiedono una strategia ambiziosa, completa e ben finanziata, costruita sul principio di rispetto delle diversità e piena inclusione. La risoluzione del Parlamento chiede alla Commissione europea di cooperare con le persone con disabilità, le loro famiglie e le relative organizzazioni per sviluppare una strategia che includa obiettivi chiari e misurabili e un monitoraggio regolare. Un approccio di genere, per affrontare specifiche forme di discriminazione contro donne e ragazze è inoltre necessario. In seguito alla pandemia di coronavirus, sono anche necessarie misure per mitigarne gli effetti, perché le persone con disabilità soffrono in maniera disproporzionatamente maggiore in queste situazioni. Inoltre il Parlamento vuole che i diritti delle persone con disabilità siano integrati in tutte le politiche. Gli eurodeputati sottolineano la necessità di garantire uguale accesso a sanità, occupazione, trasporto pubblico e alloggio. Infine chiedono di proporre una definizione europea comune di ‘disabilità’ e di continuare il progetto pilota della tessera europea d’invalidità, che consente il riconoscimento reciproco sullo stato di disabilità in alcuni paesi dell’UE. Il Parlamento Europeo tra le questioni poste nella sua Risoluzione ha individuato alcune priorità che sono uniformabili al nostro paese. Infatti il Parlamento ritiene che i fondi strutturali e di investimento, soprattutto nel prossimo periodo di programmazione, debbano rispettare l’UNCRPD e dovrebbero continuare a favorire la deistituzionalizzazione in via prioritaria e, inoltre, finanziare i servizi di sostegno per consentire alle persone con disabilità di realizzare il diritto a una vita indipendente nella comunità; ritiene che la Commissione dovrebbe monitorare da vicino l’attuazione da parte degli Stati membri delle condizionalità ex ante relative alla transizione dai servizi istituzionali a quelli a livello di comunità, che devono essere concrete e sottoposte a una valutazione di qualità costante e trasparente; ritiene che le proposte di progetti finanziati dall’UE, compresi quelli che beneficiano di finanziamenti del Fondo europeo per gli investimenti strategici e la Banca europea per gli investimenti, dovrebbero rispettare le norme di accessibilità sulla base di un approccio di progettazione universale; è del parere che non sia possibile fare affidamento solamente sugli strumenti finanziari per raggiungere tali obiettivi. Inoltre sottolinea che è necessario garantire la possibilità di comunicare liberamente, secondo modalità idonee al tipo di disabilità, e che tale possibilità riveste un’importanza fondamentale per la partecipazione civica delle persone con disabilità. Il Parlamento esprime preoccupazione per le barriere alla partecipazione che le persone sottoposte a tutela e quelle che vivono negli istituti affrontano in tutta Europa e invita la Commissione a garantire che le persone private della capacità giuridica possano esercitare tutti i diritti sanciti dai trattati e dalla legislazione dell’Unione europea; invita gli Stati membri a promuovere la partecipazione mediante l’accelerazione del processo di deistituzionalizzazione e la sostituzione del processo decisionale con tutore con un processo decisionale sostenuto. La Commissione è invitata a sottolineare che le donne e le ragazze con disabilità sono colpite da una doppia discriminazione a causa dell’intersezione di genere e disabilità e spesso possono essere esposte persino a discriminazioni multiple dovute, in molti casi, all’intersezione di genere e disabilità con l’orientamento sessuale, l’età, la religione o l’origine etnica e dunque ribadisce che le donne con disabilità sono spesso in una posizione molto più svantaggiata rispetto agli uomini con disabilità e maggiormente esposte al rischio di povertà e di esclusione sociale. Dunque ritiene che debba fornire orientamenti a livello europeo e degli Stati membri in merito alla situazione specifica di tutti cittadini disabili ue e in particolare delle donne e delle ragazze con disabilità nonché svolgere un ruolo attivo nel lavoro di promozione per garantire pari diritti e combattere la discriminazione, soprattutto sul lavoro. Il Parlamento ue ricorda che la lotta alla povertà e all’esclusione sociale delle persone con disabilità è strettamente legata alla questione del miglioramento delle condizioni per i familiari che spesso operano come prestatori di assistenza non retribuiti e non sono considerati occupati; incoraggia dunque gli Stati membri a presentare le strategie nazionali necessarie a sostenere quanti prestano assistenza informale che, nella maggior parte dei casi, sono donne appartenenti alla famiglia delle persone con disabilità. Auguriamo dunque alla Ministra Stefani di trovare nelle associazioni e nelle istituzioni e soprattutto nelle parti sociali quel sostegno che la questione merita per non lasciare indietro nessuno.
Alessandra Servidori