Nel Decreto attuativo del jobs act che regolamenta il rapporto di lavoro a tempo parziale troviamo scritto: “Le clausole flessibili ed elastiche prevedono, a pena di nullità, le condizioni e le modalità con le quali il datore di lavoro, con preavviso di due giorni lavorativi, può modificare la collocazione temporale della prestazione e variarne in aumento la durata, nonché la misura massima dell’aumento, che non può eccedere il limite del 25 per cento della normale prestazione annua a tempo parziale. Le modifiche dell’orario di cui al secondo periodo comportano il diritto del lavoratore ad una maggiorazione della retribuzione oraria globale di fatto pari al 15 per cento, comprensiva della retribuzione sugli istituti retributivi indiretti ne differiti.”
Vero che sono fatte salve norme differenti dei Contratti collettivi. Ma intanto, si possono fare almeno due osservazioni La prima: tutti suonano, compresi i governanti, la fanfara per il tema della “conciliazione” tra gli orari del lavoro e il resto della vita. La questione riguarda prevalentemente donne che conciliano lavoro e conduzione della vita familiare. Per una parte di lavoratori c’è da conciliare due rapporti di lavoro a part time in modo da mettere insieme un quasi stipendio intero. Ebbene a queste persone gli diamo due giorni di tempo per adattare i loro tempi alle esigenze dell’impresa. Sono esigenze o capricci, oppure totale incapacità a programmare? Ben vero che il mercato è variabile, ma davvero tutti questi Mandrake di manager campano così tanto alla giornata?
Inoltre: per l’ora supplementare si prevede una maggiorazione del 15%. A considerare soltanto tredicesima, ferie, festività e TFR si supera il 25%. Un conto ben fatto arriva al 30%. Se ci metti una quattordicesima e un Premio annuo sei oltre il 40%. Non a caso il Contratto nazionale del terziario prevede un forfait al 35%. Qui si stabilisce che il lavoro supplementare sia pagato meno di quello ordinario. Unica attenuante per il Governo è che in generale i Contratti di lavoro prevedono che il lavoro straordinario sia pagato meno di quello normale, ma è una tipologia differente. Chi può sostenere la bontà di una cosa del genere? Le aziende sono così straccione da campare su furtarelli del genere? E il Governo si sente in dovere di assecondare tali condotte?
Quanto al tetto del 25% per variare in aumento la durata dell’orario, non si dica che è per tutelare i lavoratori: la maggior parte di loro non sceglie il part time, ma lo subisce perché non c’è di meglio. Quindi è disponibile a fare tante ore in più. Chiede che siano pagate il giusto e che quando il lavoro si dimostra strutturale si adegui l’orario pattuito allo standard effettivo delle prestazioni. Insomma, i movimenti delle donne sembrano distratti. Sono io a dire: “se non ora quando?”.
Aldo Amoretti