Il Salone dell’automobile di Ginevra non ha chiarito quali siano le effettive prospettive strategiche di Fiat Chrysler, ma è servito a chiarire le direzioni in cui si sta muovendo Sergio Marchionne che ne consentiranno l’elaborazione futura.
Il primo elemento da cui partire è che l’ipotesi della fusione con un altro gruppo automobilistico non è affatto uscita di scena, pur dopo il tramonto di un matrimonio con General Motors, di cui Mary Barra, che guida la casa di Detroit, ha sempre negato recisamente la possibilità.
Marchionne sembra invece rimanere rimane convinto della bontà del proprio argomento secondo cui l’industria dell’auto consuma capitale fresco come un’idrovora, a causa dell’enorme livello raggiunto dagli investimenti necessari per i nuovi modelli. Nonostante tutto, è persuaso che la razionalità economica dovrebbe spingere a operare verso quello che chiama un “consolidamento” del settore, cioè un’integrazione fra i gruppi. Già, ma con chi consolidare, se Gm è ferocemente contraria e Volkswagen non è certo nelle condizioni, dopo la scandalo americano dell’autunno scorso, di riprendere un’iniziativa che conduca all’integrazione con altri gruppi?
Probabilmente, le voci che si sono diffuse a Ginevra su una possibile intesa con Psa, hanno origine da questa situazione incerta, sebbene poi siano state smentite da dichiarazioni in senso contrario. Alcuni analisti del settore hanno peraltro indicato che non potrebbe essere quella l’alleanza ottimale, ma d’altronde nessuno si sente di escludere a priori ogni ipotesi.
E tuttavia esistono delle alternative a ricercare una fusine o un’alleanza a ogni costo che non si riduca a restare in una condizione di isolamento, peraltro con non pochi pericoli per un gruppo come Fca che in questo momento realizza la gran parte dei profitti sul mercato nordamericano.
In un’inconsueta intervista concessa alla rivista di geopolitica “Limes” alcuni mesi fa, Marchionne si è detto persuaso che, nell’arco di dieci-quindici anni, il sistema dell’auto cambierà “totalmente”. Muterà il paradigma tecnologico, col declino del motore a scoppio, sostituito dalle batterie elettrice e dalle celle a combustibile. L’auto stessa sarà sempre più condizionata, nel suo uso e nei suoi modi di funzionamento, dai flussi dell’informazione e sarà dominata da quella che Marchionne chiama la “sintassi” dell’”architettura informatica”. La concezione medesima dell’auto ne uscirà rivoluzionata, attraverso innovazioni che rendono superflua l’azione di un guidatore, a propria volta sostituito da sistemi satellitari intelligenti, capaci di pilotare i veicoli senza l’intervento umano.
È tutt’altro che uno scenario da fantascienza. Se ci si sposta da Detroit alla California e ai suoi dintorni, si può constatate come la sperimentazione di nuovi tipi di auto sia già molto avanzata. Google sta da tempo testando sulle strade del Nevada la sua driverless car. Col progetto Titan, Apple sta progettando e realizzando il suo ingresso nel sistema dell’auto, già annunciato per il 2019. Elon Musk, l’inventore delle raffinatissime Tesla, auto elettriche dalle prestazioni eccezionali, si sta impegnando per costruire batterie sempre più potenti, più leggere, più rapide da ricaricare.
A Ginevra, Marchionne ha tributato un grande omaggio alla Apple, sottolineando di averne sempre apprezzato i prodotti come utente. E ha così mosso un’avance speciale in direzione della casa di Cupertino, candidando Fca esplicitamente a lavorare in partnership con la Apple, cui potrebbe portare in dote il proprio know-how. Se si crede che una rivoluzione potrebbe essere alle porte nell’automotive, questa mossa potrebbe dare una chance ai primi produttori che si porranno a servizio di un cambiamento del paradigma tecnologico che per ora si può solo intravedere.
Insomma, Marchionne ha voluto far capire che Fca sarebbe disposta a giocare la carta di un’alleanza col capitalismo californiani, il quale ha dalla sua una straordinaria potenza di fuoco sul piano finanziario, che i produttori d’auto invece non hanno. Ci si potrebbe dunque collegare a una corrente di innovazioni per far convergere le competenze e specializzazioni di Fca in un verso che le rendesse sfruttabili entro un nuovo modello tecnologico ancora in fase di abbozzo. Naturalmente, tocca ora a Apple e a Google chiarire se a loro interessa e in quale misura una saldatura col “vecchio” mondo dell’auto.