Ci voleva un libro come quello di Raffaele Morese.
Scrive Bruno Manghi nell’introduzione, che segue la prefazione di Luigi Sbarra, che l’ex segretario generale della Fim e segretario generale aggiunto della Cisl, “rimescola” eventi, ricordi e opinioni per delineare un racconto di vite di personaggi di indiscusso valore del mondo del lavoro, snocciolato come paradigma della capacità di leadership nei mutamenti della società italiana.
I cinque di Via Po 21 sono le prime guide della Cisl: Giulio Pastore, Bruno Storti, Luigi Macario, Pierre Carniti e Franco Marini. Figure sindacali, leader sociali, che hanno contribuito in maniera significativa a riscattare la condizione lavorativa dalla palude dell’ignoranza, della sottomissione, della miseria in cui era stata condannata per secoli.
Se il tessuto degli avvenimenti è caratterizzato anche da rivalità, conflitti, rovesciamento di schieramenti, ci sono due elementi di valore da sottolineare: l’amicizia, quella vera, per alcuni forgiatasi tra le mura del Centro Studi di Firenze, ed il senso comune di appartenere ad una comunità che può dividersi provvisoriamente, ma mai separarsi.
Sottolinea Edizioni Lavoro, nel presentare il volume, che quello ripercorso in questo libro non è soltanto un itinerario visto dal di dentro e dal vicino, non si respira il rigore dell’osservatore distaccato. Piuttosto si è immersi in una memoria sorretta dall’emozione e dall’importanza prodotte dagli eventi, più che dalla cronologia da calendario, dagli intrecci tra l’esercizio della leadership e le aspettative di milioni di lavoratori, dalla crescita della coscienza civile e politica di donne e uomini di un Paese non certo radicato da tempo nella democrazia partecipativa.
Ed è vero, come sottolinea ancora Bruno Manghi, che al termine della lettura: “il sentimento che non ci può abbandonare è la gratitudine, tanto più che per alcune delle figure citate non esistono ancora biografie complete e “assestate”.
Il racconto di Morese, al di là di qualche imprecisione storica, fila via liscio con una penna invidiabile seguendo quella che è la prima citazione del libro, ad opera di Giulio Pastore: “Bisogna saper essere guide autentiche e tali si è nella misura in cui non ci si rende estranei ai problemi dei lavoratori. Non si tratta di andare incontro ai lavoratori, bensì di vivere in mezzo ad essi”.
Ma di quale lavoro e di quali lavoratori parliamo oggi?
Terminato l’excursus storico/memorialistico Morese ci regala un ulteriore capitolo significativamente intitolato: “ringraziamento, cambiamento, speranza”, in cui esordisce con la citazione di Don Tonino Bello che contraddistinse un passaggio particolarmente importante della sua storia sindacale: “Ognuno di noi è un angelo con una sola ala. Non possiamo volare se non abbracciati all’altro”.
Le riflessioni di Morese si spostano sul sindacato di oggi e sulla sua possibilità di essere uno dei protagonisti e non una comparsa dei cambiamenti del XXI° secolo.
Morese riflette brevemente anche sul suo “incontro” con figure femminili importanti nella Cisl: Luigina Alberti, Tina Anselmi, Sandra Codazzi, Lia Ghisani, Carla Passalacqua, Augusta Restelli.
Al capitolo conclusivo segue una corposa e preziosa postfazione ad opera di Paolo Feltrin, intitolata: “Alla ricerca di un dialogo tra il sindacato di ieri e il mondo di oggi” dove si riflette sulle trasformazioni epocali avvenute nei quarant’anni affrontati da Morese, ma anche nei trent’anni successivi che non fanno parte del suo racconto.
Curiosa (ma da approfondire) la rivalutazione che fa Feltrin, peraltro della figura di Vito Scalia, mentre il filo principale della sua riflessione ripercorre e aggiorna i suoi studi sul rapporto tra rappresentanza collettiva e tutela individuale, a partire dai servizi e dalla frammentazione delle aspettative e dei bisogni di lavoratrici e lavoratori.
Completa la pubblicazione un’utile cronologia dei quarant’anni affrontati nel libro, ad opera di Luigi Lama.
Francesco Lauria