Nella notte fra il 5 e il 6 dicembre del 2007 un incendio alla ThyssenKrupp di Torino costava la vita a sette operai, bruciati vivi per la mancanza di adeguati apparati di sicurezza. Dieci anni dopo, il Diario ricorda quei morti con la trascrizione integrale della telefonata di soccorso fatta al 118 da un dipendente della fabbrica, subito dopo l’esplosione. I giudici, negli atti del processo, hanno deciso di pubblicarla senza chiose o commenti, ritenendo che fossero “inutili rispetto al ricordo ed alle parole dei presenti’’.
Dagli atti del processo Thyssen:
Alle ore una e 43 secondi (v. registrazione e testimonianza GALASSO Massimo, Ispettore Capo Polizia di Stato, udienza 13.12.2OO9, pag. 25, trascrizione del 6 dicembre 2OO7) giungeva al 118 una disperata richiesta di soccorso; ecco il testo della conversazione telefonica, tratto dalla trascrizione dell’udienza dibattimentale del L3/2/2OO9 (v. da pag. 35 trascrizioni):
VOCE FEMMINILE (REGISTRATA)- 118 Emergenza.
VOCE MASCHILE – 118?
VOCE MASCHILE – Pronto, buongiorno senta…
VOCE MASCHILE – Le passo l’ambulanza, un attimo.
VOCE MASCHILE – sì, si.
VOCE FEMMINILE REGISTRATA – Attendere prego. Centrale operativa, attendere prego. Centrale operativa, attendere prego. Centrale operativa, attendere…
VOCE MASCHILE- Neanche il 118 risponde, porca puttana.
VOCE FEMMINILE REGISTRATA – Centrale operativa, attendere prego. Centrale operativa, attendere prego.
VOCE MASCHILE – Oh, ma i Vigili non mi rispondono.
Rumori in sottofondo
VOCE FEMMINILE – 113.
VOCE MASCHILE – Pronto, senta…
VOCE FEMMINILE – Mi dica.
VOCE MASCHILE – Sono della Thyssenkrupp in Corso Regina, senta è successo un incidente, ci sono tre o quattro ragazzi bruciati.
VOCE FEMMINILE – In Corso Regina, dove?
VOCE MASCHILE – al 400, di fronte alla… La Thyssenkrupp.
VOCE FEMMINILE – La?… Che ditta è la vostra?
VOCE MASCHILE – La Thyssenkrupp in Corso Regina 400.
VOCE FEMMINILE -Thyssenkrupp?
VOCE MASCHILE- Il 118 ho chiamato.
VOCE FEMMINILE – Cosa succede?Io ho già provveduto all’invio dell’ambulanza, cosa succede?
VOCE MASCHILE – Eh, ma mi sa ne servono due o tre, perche ce ne sono tre che sono bruciati.
VOCE FEMMINILE – Quattro bruciati o carbonizzati?
VOCE MASCHILE – Non sono carbonizzati, però abbiamo cercato di spegnerli, senza vestiti, senza niente sono.
VOCE FEMMINILE – Senta, faccia trovare qualcuno all’ingresso, io provvederò all’invio di più mezzi.
VOCE MASCHILE – Ci so…Allora ci sono le guardie all’ingresso… Arrivano, c’è la portineria, li accompagnano…Li accompagnano loro.
VOCE FEMMINILE – Senta, ma è esploso qualcosa?
VOCE MASCHILE – Ma… Ha preso fuoco un impianto qua, c’è della carta, dell’olio, di tutto.
VOCE FEMMINILE –Devo mandare anche il 115 allora.
VOCE MASCHILE – Sì, l’ho provato a chiamare ma mi hanno detto che erano impegnati per delle emergenze, ma la cosa è gravissima qua.
VOCE FEMMINILE – No,no,no, mandiamo anche il 115, eh.. Va bene.
TERZA VOCE MASCHILE (IN LONTANANZA) – L’avete chiamata I’ambulanza?
VOCE MASCHILE – L’ho chiamata io. ora…
TERZA VOCE MASCHILE (IN LONTANANZA) – no, no, no!
VOCE FEMMINILE –Sta arrivando l’ambulanza.
TERZA VOCE MASCHILE (IN LONTANANZA) -No, Beppe, no!
VOCE FEMMINILE – pronto.
Si sentono delle urla in lontananza
VOCE MASCHILE – Vieni qua, vieni qua, vieni qua!
VOCE FEMMINILE – pronto.
VOCE MASCHILE – l’acqua, l’acqua. Oh, prendete l’acqua. Lo bagniamo.
QUARTA VOCE MASCHILE (IN LONTANANZA) – Non voglio morire.
VOCE MASCHILE – No, no, Beppe, no.
QUARTA VOCE MASCHILE (IN LONTANANZA) – Non voglio morire.
VOCE FEMMINILE – Io direi anche tre…
VOCE MASCHILE – Sì, guardi ce ne sono almeno quattro.
VOCE FEMMINILE – Quattro?
VOCE MASCHILE – Ora due ce li ho qua…Teneteli, teneteli!
Si sentono delle urla in lontananza.
VOCE FEMMINILE -Ma ci sono anche altre vittime? Ci sono altre persone?
VOCE MASCHILE – Pronto.
VOCE FEMMINILE – Mi dica, se per caso ci sono altre persone?
VOCE MASCHILE – Ma guardi… Io ora sto… Sto finendo il cellulare, si sta scaricando. Senta, qua abbiamo bisogno…
VOCE FEMMINILE – Si, io ho già provveduto. Mi ascolti bene,ho già provveduto, io ho bisogno di sapere, siccome stiamo provvedendo a mandarmi tutti i mezzi che abbiamo…
VOCE MASCHILE – si
VOCE FEMMINILE – eh… Se avete il sospetto ci siano altre persone oltre a quelle quattro?
VOCE MASCHILE – eh…E’ probabile però…
VOCE FEMMINILE – Va bene, senta mi ripete, mi dice lettera per lettera il nome della ditta perché…
Sí sentono delle urla in lontananza.
VOCE MASCHILE – La Thyssenkrupp, Corso Regina 400.
VOCE FEMMINILE – Thyssen-grup.
Si sentono delle urla in lontananza
VOCE FEMMINILE – Senta, se c’è qualcosa che sta bruciando c’è il rischio di un’esplosione, aIlontanatevi.
VOCE MASCHILE – Andiamo in infermeria, andiamo in infermeria.
VOCE MASCHILE – Pronto.
VOCE FEMMINILE – Sì.
VOCE MASCHILE – C’è ancora?
VOCE FEMMINILE – Sì, io sono sempre qua, l’ambulanza è già stata allertata, eh.
VOCE MASCHILE (IN LONTANANZA) – Stanno arrivando i Vigili del Fuoco.
Si sentono delle urla in lontananza.
TERZA VOCE MASCHILE – Avete chiamato il 118?
VOCE MASCHILE – Già li ho chiamati io, sono tutti… verranno qua. Pronto.?
VOCE FEMMINILE – si mi dica.
VOCE MASCHILE – Niente, ora ho parlato con… Mamma mia, ho parlato con la guardía, ha detto che anche loro hanno chiamato i Vigili e che stanno arrivando.
VOCE FEMMINILE – Sì, li abbiamo già contattati anche noi.
VOCE MASCHILE – C’è qualcuno che apre in portineria al 118, si?
TERZA VOCE MASCHILE – Sì, ho lasciato tutto aperto.
VOCE MASCHILE – Ma come cazzo è successo di colpo così? Tutti lì erano porca puttana.
Si sentono delle urla in lontananza
VOCE MASCHILE – Oh, ma facciamoli andare in infermeria questi qui però, cazzo… Li avete visti come sono?Almeno in infermeria, no?
Si sentono delle urla in lontananza.
VOCE MASCHILE – Guarda lì come sono, prendiamo una giacca, una cosa, copriteli.
Si sentono delle urla e delle voci in lontananza.
VOCE MASCHILE – Sta arrivando, sta arrivando, sta arrivando. State a terra, tanto non risolviamo
Si sentono delle urla.
VOCE FEMMINILE –Quante persone a terra ci sono?
VOCE MASCHILE – Qua ce ne sono quattro sicure, ma chi era a terra lì chi c’è? Tu nel gabbiotto… Ce ne ho quattro qua eh, non so se ce n’e’ qualcun altro, quattro sicuri.
VOCE FEMMINILE -Ok, c’e’ qualcuno che ha delle bruciature evidenti?
í/OCE MASCHILE – Sì, non hanno più vestiti guarda, è su tutto il corpo….
VOCE FEMMINILE – Ok. La sostanza…le sostanze che bruciano che cosa sono?Oli?
VOCE MASCHILE – Qua per terra, olio, carta, di tutto, oro non le so dire cosa c’era, diciamo…
VOCE FEMMINILE – Ma perché devo ancora informare il 115 se sono sostanze particolari.
VOCE MASCHILE – Sta arrivando l’ambulanza, allora aspettate che sta arrivando l’ambulanza. Sta arrivando. Sta arrivando già qua l’ambulanza. Sta arrivando, sta arrivando, è qua.
Rumori in sottofondo.
VOCE MASCHILE – Stanno arrivando, eh. Ma in portineria, non c’è nessuno in infermeria?
Si sentono delle voci in lontananza.
VOCE FEMMINILE –Senta sta arrivando l’ambulanza. Io la lascio va bene?
VOCE MASCHILE – Si,va bene. La ringrazio.
VOCE FEMMINILE – Grazie.
VOCE MASCHILE – Ciao.
Questo dialogo e’ stato registrato la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, si svolge tra la centralinista del 118 e il telefono cellulare personale di Pietro Barbetta, dipendente della Thyssen Krupp con la mansione di “primo addetto” alla Linea 4 dello stabilimento di Torino, adiacente alla Linea 5, andata a fuoco nella stessa notte, causando la morte di sette operai: Antonio Schiavone, 36 anni e tre figli, Roberto Scola, 32 anni e due figli, Angelo Laurino, 43 anni e due figli, Bruno Santino, 26 anni, Rocco Marzo, 54 anni e due figli, Rosario Rodinò, 26 anni, Giuseppe Demasi, 26 anni. Demasi e’ il Beppe citato nella registrazione, sua la voce che grida ‘’non voglio morire’’. Deceduto alle Molinette, dopo un mese di agonia, il corpo carbonizzato dalla miscela di olio e fiamme che gli era schizzata addosso dai tubi spaccati della linea 5.
La telefonata e’ agli atti del processo che il tribunale di Torino ha istruito contro i manager del gruppo tedesco: apre la lunga serie di testimonianze sulla cui base, in primo grado, sono stati condannati tutti gli imputati a pene pesantissime. Nella sua gelida stupefazione, il dialogo surreale tra la centralinista e l’operaio descrive come un film horror la tragedia avvenuta alla Thyssen. Alla trascrizione di quelle parole apparentemente innocue non sono stati aggiunti commenti, ne’ lo saranno per quanto riguarda le testimonianze agghiaccianti che seguono, e che riempiono le 550 pagine delle motivazioni alla sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Torino il 14 aprile 2011. Evitare i commenti e le chiose e’ stata una scelta precisa dei giudici: ‘’La Corte ritiene che l’evento accaduto nello stabilimento di Torino della THYSSEN KRUPP nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 2OO7 debba essere interamente esposto con le parole dei testimoni, omettendo qualsiasi commento e parafrasi, inutili rispetto al ricordo ed alle parole dei presenti’’.
E forse e’ anche il modo migliore, il solo modo, di ricordare.
(I sette operai, morti carbonizzati, alcuni sul colpo, altri dopo giorni o settimane, sono stati sacrificati al risparmio dell’azienda, che aveva preferito non rinnovare i sistemi anti incendio, ritenendola una spesa inutile e non conveniente. La Thyssen e’ un colosso internazionale, il primo gruppo siderurgico europeo, il 138 esimo nella classifica Fortune dei primi 500 gruppi industriali del mondo, con quasi 200 mila dipendenti. Che sulla linea 5 ci fossero problemi di sicurezza non era un segreto: negli atti processuali si legge che dopo un episodio analogo a quello di Torino, avvenuto in Germania nel 2006, la compagnia di assicurazione aveva imposto ad alcune linee di lavorazione della Thyssen, tra cui la numero 5 torinese, una franchigia specifica di 100 milioni di euro, più che doppia rispetto a quella stabilita per tutti gli altri tipi di impianti. Ma i dirigenti del gruppo erano ben decisi a risparmiare. La cifra che l’amministratore delegato Harald Espenhan, con una mail inviata a Torino pochi mesi prima dell’incendio, ordina di non spendere per l’ impianto di Corso Regina e’ di appena 800 mila euro: circa un terzo della retribuzione annuale di un manager del livello di Espehan. Divisa per i sette morti, fa poco piu’ di 100 mila euro a testa: il prezzo di una vita. Il 13 maggio 2016, con la conferma della Cassazione, le condanne sono diventate definitive. Per i due manager tedeschi, Espenhahn e Priegnitz, nel frattempo rientrati in patria, e’ stato spiccato un mandato di cattura europeo. Ma a tutt’oggi sono ancora a piede libero).
Nunzia Penelope