Si son riuniti una sera di maggio al ristorante la Pista del Lingotto. Alla conta meno di una quarantina, il più giovane con sessantacinque anni compiuti.
Uno straordinario concentrato di competenze e capacità gestionali, un Campionario eccezionale di Amministratori Delegati, Direttori Generali, Imprenditori, Consulenti, nati dal ceppo di una medio-piccola azienda che più di quaranta anni orsono produceva in acciaio inox tubi flessibili e compensatori di dilatazione (si diceva tra gli addetti ai lavori che l’azienda produceva buchi col contorno di acciaio).
L’azienda era la Flexider-Boa, fondata con altro nome prima della seconda guerra dall’Ing. Rodolfo De Benedetti, un grande capostipite, gestita all’epoca dai figli Carlo e Franco, base di partenza per l’incredibile sviluppo delle fortune imprenditoriali e finanziarie di Carlo: sviluppata e fusa nella quotata Gilardini, ceduta a FIAT in cambio del 5% di azioni, lasciata a FIAT dopo l’uscita dai ‘’cento giorni” verso nuove avventure imprenditoriali (Olivetti, Sogefi, Cir, Repubblica- Espresso ecc.)
Carlo De Benedetti ha ringraziato i partecipanti alla cena, riconoscendo loro di aver contribuito a creare le basi della sua fortuna. Loro hanno ringraziato De Benedetti per la cena.
Io non facevo parte dei convitati, non appartengo al gruppo della Flexider-Boa, ma ho avuto l’avventura di essere in FIAT per più di 10 anni il capo della Gilardini post De Benedetti.
Conosco quasi tutti i convitati della Pista, il nucleo originario della Flexider, che ha dato poi vita al gruppo della Gilardini: un’azienda complessa, organizzata su una decina di divisioni di prodotto, mercato, dimensioni e storia molto differenti (dai siluri ai filtri per motori autoveicolistici, passando da fasce elastiche per i grandi motori navali ai tubi flessibili ai componenti di gomma metallo per veicoli ecc.)
Il gruppo della Pista, con qualche diaspora che ha disseminato all’esterno iniziative imprenditoriali e professionali di buon livello, è diventato il gruppo di management della Gilardini, per diffondersi in FIAT e sull’esterno dopo l’assorbimento di Gilardini in Magneti Marelli.
A chiedersi perché Flexider-Boa prima, Gilardini dopo, fossero così rilevanti fucine di capacità imprenditoriali e manageriali, pur in ambiti proprietari così diversi tra loro, all’origine una famiglia di imprenditori, e in particolare un giovane ambizioso e di talento, e poi un grande gruppo a proprietà sì familiare, ma a gestione manageriale fortemente strutturata, siamo stati in molti, con risposte non univoche, pure se complementari.
La mia personale risposta è che ambiente a forte imprinting imprenditoriale, e perciò orientato ai risultati e e non ai compiti, stimolato dal rischio e per nulla attratto dalla “sicurezza”, motivato alla curiosità per creatività e innovazione, porta le persone, a tutti i livelli a vivere il proprio ruolo organizzativo da imprenditore. Imprenditore, non alter ego dell’imprenditore.
A prescindere dalla definizione formale (categoria) del ruolo: in Flexider Boa e poi in Gilardini i dirigenti (quelli inquadrati come tali) erano pochi. Dei quaranta della Pista all’origine, saranno stati dirigenti una mezza dozzina.
Ma ciascuno nel suo ruolo-anche modesto- si comportava da padrone attento a gestire le risorse come fossero proprie e a misurare i risultati contro i costi.
Il passaggio della Gilardini con le sue persone nel sistema e nella cultura FIAT avvenne in modo intelligente. Cesare Romiti prese personalmente l’impegno di impedire una colonizzazione . Gilardini rimase fortemente autonoma, e continuò per anni a versare ininterrottamente rilevanti profitti, e a servire come “università di strada” per il management.
Teneva insieme aziende di piccole, medie e medio-grande dimensioni, con la storica cultura del padrone e dei padroni.
Venne purtroppo il giorno in cui una triste ma inevitabile campagna di razionalizzazione portò a vendere, con laute plusvalenze, tutto ciò che non era legato agli autoveicoli; e Gilardini finì assorbita in Magneti Marelli.
La storia della Gilardini, che solo in parte ultima incrocia la Boa Flexider, essendo nata nel Risorgimento, è raccontata per gli aspetti macro da un bel libro di Valerio Castronovo, oggi introvabile.
L’insieme delle microstorie, dei quaranta e poi degli almeno quattro volte tanti “padroni” che hanno fatto la Gilardini, sarebbe un eccellente contributo alla comprensione di come si formi l’eccellenza del management.
Carlo Calieri