Il governo conferma: non sono in arrivo provvedimenti sul modello contrattuale. Perché questo è un tema che attiene all’autonomia delle parti sociali. E non a caso l’unica delega concessa dal Job Acts, ma non utilizzata dal governo, è stata quella relativa alla definizione di un salario minimo garantito. Questo non significa però che l’esecutivo non possa prendere decisioni al riguardo, ma che tutto avverrà all’interno di un dialogo intenso tra governo e parti sociali.
Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza incaricato di seguire da vicino i temi dell’economia e del lavoro, ha usato parole riconcilianti in un incontro organizzato da Think in sui temi della rappresentanza, e quindi della contrattazione. L’arroganza che aveva contraddistinto le posizioni assunte direttamente da Matteo Renzi fin dai primi mesi del suo governo verso le parti sociali sembra sparita per far posto a posizioni più concilianti. E Marco Gay, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, come pure Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, gli hanno risposto mostrando piena disponibilità alla collaborazione.
Perché questo Nannicini ha chiesto. La prima cosa che ha detto è che tutti debbono rendersi conto che la sfida del cambiamento coinvolge tutti indistintamente, istituzioni e parti sociali e tutti devono partecipare a questa azione di ripresa. Nessuno deve sentirsi o chiamarsi fuori. Il punto è come realizzare questo cambiamento. La concertazione ha dato molto al paese nei primi anni novanta, ma in quelli successivi, quando la situazione generale è cambiata, ha finito per diventare un freno, quando hanno prevalso i veti incrociati.
Adesso, ha detto ancora Nannicini, la situazione è cambiata, ci sono le sfide della politica, che vuole realizzare un dialogo aperto a tutti e le parti sociali, che sono dentro il cambiamento, devono partecipare dialogando con le istituzioni: così ritroveranno la loro funzione sociale.
Questo dialogo deve portare anche a un nuovo modello contrattuale? Non necessariamente, appunto perché, sono parole di Nannicini, “questi temi sono dentro l’autonomia delle parti sociali”. Il sottosegretario alla presidenza ha detto di no al giochino “lo fate voi altrimenti lo facciamo noi”. Il governo, ha detto, prenderà “le sue decisioni con i suoi tempi”, ma intanto ha già dato delle indicazioni, indicazioni di un vero modello, con la legge di stabilità quando ha stabilito degli incentivi per il salario contrattato in azienda e ha destinato un po’ di quattrini in più ai casi in cui si realizza partecipazione organizzativa, quando le parti sociali decidono assieme innovazioni dell’organizzazione del lavoro. Ma non sono solo dei quattrini distribuiti in più, ha specificato, questa è un’indicazione precisa.
Parole importanti, alle quali Bentivogli e Gay hanno risposto con grande positività. Bentivogli ha sposato appieno le tesi di Nannicini. Le scelte, ha detto, devono essere condivise, ma soprattutto devono avere tre caratteristiche, quelle che ha chiamato le “3R”. Devono essere infatti rifondative, perché il cambiamento delle idee e dell’azione del sindacato deve essere profondo, devono essere radicali, perché non ci si può più accontentare di una semplice manutenzione, devono essere rigenerative, perché il sindacato deve essere capace di arrivare a tutti, anche a quegli strati della società che adesso restano esclusi.
Anche Gay ha espresso disponibilità al cambiamento e alla collaborazione, contro tutti i gattopardismi che consentono di cambiare tutto purché tutto resti identico a prima. Adesso la crisi sta passando, ci sono segnali, ha detto, ma non dobbiamo pensare che si torni indietro, che riprenda il vecchio tran tran. Per questo ha ribadito che il governo non deve prendere decisioni sui contratti, perché “nemmeno la migliore legge riuscirà a intercettare i bisogni delle parti in causa, se queste – ha specificato- hanno la capacità e la voglia di sentire cosa vogliono i loro rappresentati”. Dialogo sociale alla grande quindi e contrattazione che guardi con interesse al contratto nazionale, ma sposti il suo centro sul secondo livello, però solo aziendale. Contratto nazionale perché “tante aziende – ha detto Gay – non sono in grado di svolgere contrattazione di impresa, anche se la rete delle associazioni territoriali di Confindustria è in grado di assicurare un supporto a tutti gli associati”. Un’apertura verso la contrattazione di secondo livello e un disegno di libertà che in qualche modo avalla le scelte fatte dalla Fiat? Gay non si è tirato indietro su questo tema, sempre scabroso in Confindustria. “Fiat, ha detto, ha anticipato quello che doveva accadere”.
Massimo Mascini