La procura di Taranto ha posto sotto sequestro tutta la produzione dell’Ilva degli ultimi quattro mesi. L`intera produzione stoccata nell`ex yard Belleli e nei parchi della zona portuale di Taranto è finita sotto sequestro preventivo richiesto dalla procura di Taranto.
Sotto sequestro sono finite migliaia di lastre di acciaio e coils, grossi cilindri di materiale finito pronti per essere spediti alle industrie. La merce sequestrata non potrà essere commercializzata perché si tratta di prodotti realizzati in violazione della legge. Secondo la procura ionica, costituiscono profitto di reati perché realizzati durante i quattro mesi in cui l`area a caldo dello stabilimento era sotto sequestro senza alcuna facoltà d`uso.
Il provvedimento, firmato dal gip Todisco sulla base del secondo comma della legge 321 (quella sulla responsabilità amministrativa delle società) collegato al 240 del codice penale, riguardante la confisca di beni, riguarda anche eventuali produzioni del futuro e pone uno stop definitivo alla produzione dell`acciaieria che dal 26 luglio, giorno del primo sequestro, è ugualmente andata avanti nonostante l`ordine della magistratura. Sette le misure cautelari eseguite questa mattina dalla guardia di finanza.Tra i sette arrestati c’e’ anche Fabio Riva, vicepresidente di Riva Group e figlio del patron Emilio ai domiciliari dal 26 luglio scorso. Il provvedimento nei suoi confronti non è stato ancora eseguito. C’è anche l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva, tra le persone destinatarie di provvedimenti cautelari. Conserva è agli arresti domiciliari e si è dimesso circa due mesi fa. Tra gli arrestati c’è l’ex dirigente dell’Ilva per i rapporti istituzionali Girolamo Archinà, che è stato trasferito in carcere. Archinà era stato ‘licenziato’ tre mesi fa dall’azienda dopo che, dall’inchiesta per disastro ambientale, era emerso un episodio di presunta corruzione che coinvolgeva l’ex rettore del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti, al quale Archinà avrebbe consegnato una busta contenente la somma di 10mila euro in cambio di una perizia addomesticata sull’inquinamento dell’Ilva. Anche Liberti è destinatario di un provvedimento di arresto.
Molto critici i sindacati che chiedono di essere subito convocati dal governo.