Una nota, a firma del procuratore capo Franco Sebastio, per chiarire in quattro punti alcuni aspetti tecnici della vicenda dell’Ilva di Taranto. E’ la nuova mossa della procura che ribadisce “l’indicato principio fondamentale e cioè che all’Autorità Giudiziaria non è consentita l’adozione di misure ‘di compromesso’, magari anche comprensibili da diversi altri punti di vista, ma che non trovino il loro fondamento in specifiche disposizioni normative processuali e penali”.
Nel primo punto il procuratore ricostruisce a tappe le note vicende giudiziarie, dal primo sequestro degli impianti (luglio 2012), al sequestro di novembre 2012 quando sotto chiave finirono i prodotti realizzati nei quattro mesi in cui l’Ilva non era autorizzata a produrre.
Al secondo punto, il procuratore scrive: “Oggetto delle ulteriori contestazioni, quindi, è solo la richiesta di restituzione del materiale prodotto nei quattro mesi antecedenti il secondo provvedimento di sequestro, la cui disponibilità viene considerata dall’azienda assolutamente ed ineluttabilmente indispensabile per garantire la sua attività che, in caso contrario, dovrebbe essere sospesa per insuperabili difficoltà finanziarie. Tutto ciò pur essendo essa abilitata alla commercializzazione dell’acciaio prodotto dalla data del decreto legge in poi”.
“Giova evidenziare, a questo punto, che l’Autorità Giudiziaria può assumere le sue determinazioni solo ed esclusivamente nell’ambito delle vigenti disposizioni processual-penalistiche – spiega il procuratore – mentre le è vietata una qualunque decisione che dovesse basarsi invece su mere considerazioni di opportunità, anche di tipo sociale-economico”.
Al terzo punto, il procuratore scrive che un’ulteriore precisazione va fatta in merito al conflitto di attribuzione fra Poteri dello Stato, “sollevato a parte e direttamente da questo Ufficio. Anche tale tipo di questione va sottoposta (come quella incidentale di legittimità) alla Corte Costituzionale.
Al quarto punto il procuratore della Repubblica di Taranto precisa di aver deciso insieme ai colleghi del suo ufficio e al procuratore generale Giuseppe Vignola di comunicare i chiarimenti, “tenendo conto del particolare interesse sociale sollevato dalla vicenda processuale in questione”.