“L’unica vera cosa, che va detta, affermata è che non devono partire”. La ricetta, per gestire il tema immigrazione e soprattutto evitare tragedie come quella accaduta davanti alle coste di Cutro, è molto semplice per il ministro dell’interno Piantedosi. L’inquilino del Viminale non si ferma a queste agghiaccianti parole. Continua sostenendo che il punto non è salvare o non salvare quei poveri cristi che rischiano la loro vita in mare, ma che ai paesi di origine i paesi di destinazione non devono dare nessun appiglio o motivo per far mettere in mare questi disperati. E alla domanda se lui, in una condizione simile alla loro, non rischierebbe i marosi per trovare condizioni di vita migliori, la risposta è perentoria: assolutamente no. E ci spiega anche il motivo: il ministro è stato educato alla responsabilità e questo lo porta a chiedersi che cosa lui può fare per il proprio paese e non che cosa il suo paese possa fare per lui.
Insomma chi fugge dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni politiche o religiose, o semplicemente è in cerca di migliori condizioni sociali ed economiche, dovrebbe, prima, impegnarsi migliorare la vita del proprio paese e dalla propria comunità, senza tener conto che forse, prima di scegliere la ratio estrema di imbarcarsi, queste persone hanno lottato per rendere migliore il proprio paese.
Le dichiarazioni del ministro lasciano sgomenti. In quelle fredde parole manca tutto: umanità, visione politica, lettura del reale. Eppure i motivi per riscoprire e rafforzare un senso di solidarietà e fratellanza ce ne sarebbero molti. La crisi climatica dovrebbe spingerci a trovare soluzioni condivise per evitare la fine dell’umanità. La pandemia e le numerose guerre in tutto il mondo dovrebbero porre al centro di ogni nostro gesto e azione il valore e il rispetto della vita e della dignità umana.
Il capo del governo del quale Piantedosi è ministro si è giustamente commossa davanti alle vittime ucraine, e forse il nostro zelante inquilino del Viminale non si sognerebbe mai dire ai profughi ucraini, che giustamente fuggono dalle atrocità della guerra, di non partire. Ma alla fine quello che ha saputo dire, sapendo che ci sono salme di bambini rinominate con un codice alfanumerico, è che non bisogna partire. Parole inappropriate, per riprendere l’espressione del suo collega, il ministro Valditara.
L’unica vera cosa, che va detta, affermata è che Piantedosi è inadatto a fare il ministro.
Tommaso Nutarelli