Sono partiti da Gela sette pullman per portare a Roma 340 lavoratori della raffineria e dell’indotto – non solo chimici dunque ma anche edili e metalmeccanici – che parteciperanno alle 15 alla manifestazione indetta dalle federazioni dei chimici di Cgil, Cisl e Uil nel giorno dello sciopero generale in tutte le aziende del gruppo Eni presenti sul territorio nazionale. Sui pullman anche rappresentanti del consiglio comunale di Gela. Dopo lo sciopero e la grande manifestazione di ieri, nella città siciliana proseguono intanto i presidi di lavoratori a difesa della raffineria.
Domani il ministro dello Sviluppo Federica Guidi risponderà durante il question time in aula a Montecitorio alla interrogazione del gruppo del Pd sulla vertenza Eni, al quale parteciperanno anche i sindacati confederali e di categoria della Sicilia.
Andrea Martella, vice presidente dei deputati Democratici e primo firmatario dell’interrogazione, ha sottolineato come “il ministro dovrà spiegare in che modo e con che tempi il governo intenda attivare un tavolo sulla crisi del settore della raffinazione per la valutazione di seri progetti di riconversione industriale tra cui la chimica verde e il biofuel”.
“Il Governo chiami l’Eni e chieda il rispetto degli impegni assunti con i sindacati”. È quanto dichiarato dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando al sit-in organizzato dai lavoratori delle raffinerie davanti a Montecitorio.
Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, “L’Eni non è un interlocutore affidabile”.
Angeletti dal palco ha sottolineato come la posizione di Eni sia “inaccettabile: ci promette che non ci saranno ripercussioni sull’occupazione e viene meno agli accordi. Eni non è un interlocutore affidabile, vuole chiudere un progetto come fosse scritto sulla sabbia”. Per questo Angeletti ha chiesto l’intervento del Governo “azionista di Eni che deve farsi da garante”.
“La questione – ha aggiunto Angeletti – non riguarda il futuro di Eni ma dell’intero paese. È una battaglia che il movimento sindacale non può permettersi di perdere”. Angeletti infine ha sottolineato come la raffineria siciliana debba necessariamente ripartire perché non c’è ragione per cui il petrolio “lo dobbiamo far raffinare da qualche altra parte”.