“La presentazione del Piano d’Impresa in Poste Italiane arriva in concomitanza con la ulteriore cessione di azioni al mercato da parte dell’attuale Governo, ciò desta molte preoccupazioni alla compagine sindacale della categoria”. Così Slp-Cisl, Slc-Cgil, Uilposte-Uil, Confsal-Com, Failp-Cisal, Fnc-Uglcomunicazioni in un comunicato unitario.
“In questi mesi -proseguono – abbiamo più volte denunciato le insidie sociali ed occupazionali che si nascondono dietro questa “manovra finanziaria”: dalla sua antieconomicità, in cui lo Stato rinuncia ad incassare un dividendo che nel giro di pochi anni supererà quanto incasserebbe con questa quota di privatizzazione, al rischio di porre in mano ad investitori istituzionali, spesso stranieri, le decisioni sulla gestione dei risparmi e dei dati di milioni di cittadini. Abbiamo chiesto un incontro presso il MEF, ma siamo ancora in attesa di una convocazione; ci piacerebbe poter esporre anche le nostre ragioni di contrarietà a questa svendita di azioni, una contrarietà che parte dal ruolo sociale dell’Azienda, sempre sostenuto ed accompagnato dal confronto sindacale, fino ad arrivare ai dubbi occupazionali che genererà”.
“Su questo punto, da quanto leggiamo dal Piano d’Impresa presentato, emerge già chiara la previsione di un taglio occupazionale che, come abbiamo denunciato più volte in questi mesi, rischia di tradursi in un automatismo già visto nel passato, ossia di fatto i ricavi saranno in linea con l’abbattimento del costo del lavoro. Questa cosa per noi è e resta inaccettabile: discuteremo di Politiche Attive con l’Azienda solo quando ci saranno chiari i passaggi occupazionali, quando avremo contezza che si porrà un correttivo al lavoro povero ormai sempre più presente in Azienda”.
“Siamo impegnati in questi giorni anche con il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale dei dipendenti postali, nel mentre ci giungono notizie sugli ottimi risultati di bilancio raggiunti nel 2023 dal Gruppo Poste Italiane, risultati che si sommano a quelli precedenti, di cui l’Azienda non può non tenerne conto nel riconoscimento economico che questo nuovo contratto porterà: ci sono in tal senso grandi aspettative in categoria”.
“Tanti sono i motivi per chiedere alle lavoratrici ed ai lavoratori una massiccia mobilitazione che partirà dai primi giorni di aprile e si svilupperà di pari passo con l’evolversi della situazione. Nel frattempo, auspichiamo ancora una volta che il Governo ci riceva al più presto”, concludono.