Un’opera inutile per lo sviluppo del sud, retaggio di una politica che non guarda al futuro ma al passato, pericolosa e con profondi impatti per la salvaguardia ambientale. Partiti dell’opposizione, associazioni della società civile insieme alla Cgil hanno ribadito con forza il loro no, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Roma, alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina voluto fortemente dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
La conferenza stampa è stata aperta della testimonianza di due donne di Villa San Giovanni e Messina che si sono presentate come le prime “vittime” del ponte in quanto facenti parte di quei 450 nuclei familiari che hanno ricevuto una notifica di esproprio per un’opera che, affermano, non avrà nessuna ricaduta sulla collettività. Gli espropri, come si legge anche nel documento conclusivo, stanno interessando anche 3mila imprese del territorio. Sempre sul fronte del lavoro da un lato, spiega chi sostiene le ragioni del no, le previsioni occupazionali, legate alla realizzazione del ponte, fornite del governo sono del tutto fantasiose, mentre è certo che a rischio ci sono 2.500 addetti che operano nei traghetti e aliscafi, pubblici e privati.
Altro aspetto di assoluta centralità è quello delle risorse. “Dal 1981 ad oggi sono stati spesi sul nulla più di un miliardo e cento milioni di euro, e appare tuttora un’incognita il costo finale dell’opera. Tra il 1981 e il 1997 sono stati spesi 135 miliardi di lire per vari studi di fattibilità iniziale. Nel 2013 il Governo Monti liquida la società, costo 342 milioni fra penali e indennizzi, ai quali si aggiungono altri 130 milioni già spesi per altri studi di fattibilità. Pende ancora in giudizio una richiesta di risarcimento di Eurolink di 657 milioni di euro per illegittimo recesso e ci sono altri contenziosi attivi. Dal 2005 le previsioni di spesa sono più che triplicate, attestandosi ad oggi a 14,6 miliardi di euro, dato puramente indicativo, perché la scelta di procedere per fasi costruttive non permette a nessuno di quantificare l’effettivo costo del Ponte. La cosa già chiara, però, è che con l’emendamento della lega, si sottraggono 7 miliardi di euro al Fondo di coesione e sviluppo di tutto il Mezzogiorno”. Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
Ma a preoccupare è anche la sicurezza stessa dell’opera. Come si legge nel documento conclusivo le 239 osservazioni presentate al Ministero dell’Ambiente sono generiche ed evanescenti, soprattutto in riferimento ai pericoli sismici e alle faglie attive in Calabria sulle quali poggerebbe uno dei piloni del ponte.
tn