La riforma della Politica agricola comune in discussione in questi mesi a Bruxelles definirà il futuro del settore agro-alimentare europeo dal 2014 al 2020.
Stefano Mantegazza, segretario generale della Uila Uil, cosa rappresenta questa riforma per l’Europa e per l’Italia?
Un passaggio essenziale per tutta la filiera agroalimentare, anche perché le esigenze alimentari nel mondo stanno aumentando a vista d’occhio. Ci sono tantissime grandi manifestazioni promosse in molti paesi. In Europa si sta verificando il passaggio da una politica agricola mirata a ridurre le eccedenze a un agricoltura sempre più competitiva. L’appuntamento con la riforma della Pac deve vedere l’Italia giocare da protagonista.
Erano anni che non si registrava una condivisione di tutta la filiera su un documento unitario.
Sì , è vero e questa ritrovata unità di tutta la filiera agro-alimentare italiana intorno a un’unica proposta di riforma per la Pac ha valore in sé, che addirittura supera i contenuti del documento stesso e che mi auguro sia l’inizio di una nuova fase di collaborazione sulle tante questioni agroalimentari. Una posizione condivisa nell’interesse dell’agricoltore e del lavoratore dipendente, magari rinunciando a qualche bandierina ma basata sul gioco di squadra come carta vincente del settore.
Qual è la novità più rilevante della proposta?
Rimettere al centro di questa grande riforma il lavoro dipendente. Fino ad oggi, infatti, la Pac ha disposto una semplice integrazione della rendita fondiaria percepita dall’agricoltore. Aiuti diretti sono stati concessi all’agricoltore a prescindere da quello che produceva e da come lo produceva.
La filiera invece cosa chiede?
Di trasformare questa integrazione della rendita fondiaria in risorse finalizzate allo sviluppo e alla valorizzazione delle aziende che creano ricchezza e occupazione. Uno dei criteri sulla base del quale ripartire le risorse degli aiuti diretti è proprio questo: sostenere le aziende che puntano al mercato, che vogliono innovare e assumere nuova manodopera. Bisogna cambiare le finalità della Pac.
Quali sono gli altri punti che caratterizzano il documento unitario?
Tutte le richieste sono finalizzate a favorire un’agricoltura di mercato, con risorse destinate a concentrare l’offerta e a realizzare filiere corte, con un numero inferiore di passaggi dal campo alla tavola. Inoltre chiediamo ricambio generazionale, politiche che puntino a incrementare l’aggregazione e a rafforzare la filiera.
Cosa chiedete alle istituzioni?
Di impegnarsi affinché siano garantiti all’Italia gli stessi finanziamenti degli anni precedenti.
La partita delle quantità economiche non compete solamente al ministro delle Politiche agricole, ma impegna anche i ministri dell’Economia e degli Esteri. Serve una forte unità d’intenti all’interno del governo affinché sia sostenuta la proposta della filiera italiana. Poi c’è anche il discorso della codecisione.
Cioè?
Da poco è entrata in vigore la codecisione: ora spetta al Parlamento e al Consiglio dei ministri europei decidere. Per questo è necessario un gioco di squadra che coinvolga anche Bruxelles. Unità d’intenti, di filiera, di istituzioni italiane e gioco di squadra del parlamento europeo sono le carte vincenti per l’agricoltura del futuro.
Francesca Romana Nesci