La polemica è abbastanza sciocca, e tuttavia, in poche ore, è rimbalzata dai social network alle prime pagine dei quotidiani on line, innescata dal tweet di un fedelissimo renziano, che adombrava nella data dello sciopero generale proclamato dal Direttivo Cgil, venerdi 5 dicembre, un legame diretto col successivo ponte dell’Immacolata, lunedi 8. La sola idea è però veramente ridicola: come se in un paese ridotto allo stremo, con le fabbriche che chiudono e la disoccupazione alle stelle, il problema dei lavoratori fosse, davvero, quello di spassarsela in montagna. Non varrebbe nemmeno la pena di parlarne, se non fosse che dietro la scelta del 5 dicembre ci sono, effettivamente, una serie di ragioni piuttosto determinanti. La principale delle quali è: lasciare aperta una porta a Cisl e Uil perché possano a loro volta aderire allo sciopero proclamato, per ora, dalla sola Cgil.
Vediamo perché, dunque, questa data è cruciale. Innanzi tutto, il giorno scelto è il solo che consenta di non impattare con i vincoli che (alla faccia di quanto sostenuto dal finanziere Davide Serra alla Leopolda) regolano il diritto di sciopero nel nostro paese. Proprio per il 5, infatti, sono già previsti lo sciopero generale della scuola e del pubblico impiego, entrambi unitari. La legge prevede tra uno sciopero e l’altro un intervallo di almeno 10 giorni; ma il 15 dicembre scatta la moratoria delle feste natalizie, che blocca ogni astensione dal lavoro nei settori pubblici. Dunque, oltre il 5 non era possibile andare, salvo rinviare fino alle seconda metà di gennaio. Inoltre, fissare lo sciopero nella stessa data in cui sono già previste le astensioni unitarie di scuola e pubblici dipendenti permette di coinvolgere tutto il sistema produttivo nazionale, e non solo quello privato, dando pieno senso alla parola ‘’generale’’. Tanto più se -come la confederazione di Corso Italia spera- sulla spinta del Pubblico Impiego e della scuola anche Cisl e Uil finissero per aderire.
E tuttavia, le cose non sono così semplici. La Uil, infatti, sarebbe in linea di massima anche d’accordo con lo sciopero generale, come lo stesso Carmelo Barbagallo, proprio ieri sera, nel corso di una riunione con Camusso e Furlan, ha ribadito con forza. Resta invece totalmente contraria la Cisl. A Via Po ribadiscono seccamente che “non è nelle nostre tradizioni indire scioperi di matrice politica, né tantomeno aderire a quelli proclamati da altri”. In ogni caso, si osserva, uno sciopero deve avere una motivazione forte e condivisa: e quello proclamato oggi dalla Cgil non sembra, per la Cisl, rispondere a questi requisiti. Anzi, l’accelerazione decisa dal Direttivo potrebbe, alla fine, mettere a rischio perfino lo sciopero del pubblico impiego che – fa notare ancora la Cisl – non è ancora stato proclamato ufficialmente: per ora, è solo un impegno di massima. Non la pensa così Corso Italia, che nell’ordine del giorno approvato dal Direttivo scrive: “La Cgil plaude con convinzione alla scelta dei Sindacati dei comparti pubblici di proclamare per il prossimo 5 dicembre uno sciopero generale unitario”.
Decisivo, da questo punto di vista, sarà l’esito della riunione col Governo, fissata per lunedì prossimo: convocazione quanto mai tempestiva, annunciata dal sottosegretario Delrio proprio con la speranza di disinnescare la protesta. Se dall’esecutivo arrivasse una risposta accettabile rispetto al blocco dei contratti pubblici, lo sciopero potrebbe anche essere annullato. Ma la Cgil continua a sperare che le cose vadano diversamente, e in chiusura dell’Odg si rivolge direttamente alle consorelle: “Il Comitato Direttivo della CGIL sceglie di stare e sostenere l’unità delle Categorie dei pubblici e proclama per venerdì 5 dicembre uno sciopero generale di 8 ore di tutti i settori pubblici e privati, rivolgendo nel contempo un appello a CISL e UIL perché tale occasione possa costituire l’opportunità di un momento di mobilitazione unitaria e generale”.
Nunzia Penelope