Bisogna avere il cuore di pietra per non provare un sentimento di umana vicinanza per Giorgia Meloni. Soprattutto dopo quella sorta di nuovo tragico Fantozzi andato in scena la notte di Capodanno. Rivediamolo insieme, perché merita. Scena prima, interno notte. Il set è la sala della pro loco di Rosazza, paesotto del biellese, 90 abitanti, affittata per il veglione del 31 dicembre. E già questo fornisce l’atmosfera della vicenda. Fuori nebbia e umido, dentro, tra pareti dipinte di giallo intenso e spietate luci bianco freddo, nei due saloni dell’ex asilo di infanzia una ventina di persone ha appena finito di brindare all’anno nuovo, mangiando manicaretti cucinati a casa, nel tipico spirito della festa casereccia ”ognuno porta qualcosa”. A ravvivare l’altrimenti inevitabile tristezza della serata ci sono fortunatamente gli invitati. Ospite d’onore è il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, già noto per diverse vicende che non staremo qui a ricordare, la cui sorella è appunto la sindachessa di Rosazza, nonché l’organizzatrice della festa. E c’è un ospite inatteso, un parlamentare di Fratelli d’Italia, novellino al primo mandato ma dotato di pistola o meglio, se mi si concede la battuta, di pistolino: essendo l’oggetto una mini arma da borsetta calibro 22, perfetta per una dark lady in un romanzo di Agatha Christie.
Ci si potrebbe interrogare su cosa abbia spinto una persona normale (uno cioè che non sia un membro del cartello di Medellin, o che non viva nel Bronx dei Guerrieri della Notte, o almeno a Forcella) a uscire di casa per il veglione di Capodanno dotato di arma da fuoco, ma non è questo che conta: quello che conta, come ogni sceneggiatore sa (lo insegnava Alfred Hitchckok) è che se un copione prevede una pistola questa deve a un certo punto sparare. E infatti anche il pistolino del deputato Pozzolo a un certo punto, disgraziatamente, spara. E, disgraziatamente, colpisce la coscia di un giovanotto, disgraziatamente parente di un agente di sicurezza, disgraziatamente nella scorta del sottosegretario ospite d’onore.
Apriti cielo. Urla, panico, sangue. Ma chi ha sparato? Boh: il deputato dice “non sono stato io”, il sottosegretario dice “io non c’ero, stavo portando nella mia auto i sacchi col cibo avanzato” (anche il sottosegretario che traffica su e giu col doggy bag degli avanzi, comunque, è un bel dettaglio che da colore alla vicenda: bravissimo lo sceneggiatore che ha avuto questa idea). Gli agenti di polizia, subito intervenuti, portano all’ospedale il ferito e in questura il deputato, che si appella però all’immunità parlamentare e fa resistenza all’idea di lasciare i suoi abiti in mano alle forze dell’ordine per la ricerca delle eventuali tracce di povere da sparo: ”sono un parlamentare, ma soprattutto non ho con me un ricambio”. E già che si trova, a quanto pare, rifiuta anche l’alcol test, necessario per verificare quanto fosse sobrio, poiché la legge pretende che non si portino armi se si è avuto a che fare con troppi bicchieri. Pare di sentirlo: ma andiamo, l’alcol test proprio la notte di Capodanno? chi mai è sobrio a Capodanno, a parte gli astemi?
Ben presto la cosa diventa di dominio pubblico, l’opposizione insorge, chiedend0 le dimissioni del sottosegretario e del deputato; il partito del deputato, che è lo stesso della premier, medita di espellerlo, ma poi si limiterà a una sospensione, in attesa che i probi viri dicano la loro; la prefettura di Biella invece non perde tempo, e lo espelle dal novero di coloro che hanno diritto al porto d’armi: fosse mai che dovesse riprovarci.
Quanto a Giorgia Meloni, pare di vederla mentre sbatte la testa al muro e si chiede come diavolo affronterà i giornalisti nella conferenza stampa di fine anno, spostata già due volte per un fastidioso problema alle orecchie (interessante metafora, a volerci ragionare sopra) e ovviamente non più rinviabile. Anche perché le malelingue insinuano da tempo che i precedenti slittamenti servissero a mettere distanza tra la disgraziata votazione sul Mes e le domande della stampa. Eppure, quanto era meglio rispondere su cose scomode, ma almeno serie, piuttosto che delle fantozzate della propria classe dirigente?
A questo punto, in attesa delle prossime puntate, noi spettatori abbiamo alcune opzioni possibili: catalogare tutto questo come un esempio di grande commedia all’italiana stile Monicelli; oppure, come un filmetto comico di serie b, destinato pero’ col tempo a diventare un classico: stile Fantozzi, appunto. In entrambi i casi, occorre dire che nessuno sceneggiatore avrebbe saputo fare di meglio, mentre la classe dirigente al governo non avrebbe potuto fare di peggio.
Fast rewind: poche ore prima che avvenisse tutto questo, abbiamo visto il presidente Mattarella nel suo studio al Quirinale, mentre scandiva il discorso di Capodanno rivolto agli italiani. Un discorso severo e cortese, ma severo, soprattutto. E c’è da immaginarsi anche lui, ora, mentre prende a testate il muro.
(Intanto, gira voce che Netflix stia pensando di acquisire i diritti della vicenda per una nuova serie. Non è vero, ovviamente; ed è un peccato, però).
Nunzia Penelope