Una stima peggiore delle nostre stime (0,0 contro una previsione di +0,4%) che evidenzia due questioni sostanziali: l’andamento piatto dell’economia italiana in conseguenza di un ulteriore ritardo della crescita dei consumi nell’ultimo trimestre, contrariamente alle attese di qualche spunto migliorativo, e un trascinamento nullo per il 2025. Senza nuovi impulsi favorevoli sarà molto difficile raggiungere un traguardo di incremento del PIL attorno all’1% nell’anno in corso. La tenuta dell’occupazione anche a dicembre, la crescita della fiducia di famiglie e imprese nel mese in corso e qualche sporadico segnale positivo sul versante dei saldi invernali, inducono a collocare nel primo quarto del 2025 una moderata ma significativa ripresa della spesa delle famiglie. Tuttavia, è opportuno sottolineare che questa valutazione è particolarmente incerta: questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio alle stime provvisorie del Pil nel quarto trimestre diffuse oggi dell’Istat.
Per quanto riguarda l’occupazione – prosegue la nota – alla buona notizia sulla tenuta del mercato del lavoro sui massimi storici si aggiunge una qualificazione negativa: gli impulsi alla crescita del numero di occupati sembrano essersi esauriti, anche se non mancano indizi rassicuranti sui prossimi mesi. A dicembre, infatti, una quota di inattivi è rientrata nel mercato del lavoro, accrescendo il numero dei disoccupati quasi nella stessa misura. Inoltre, si conferma il progressivo aumento dei dipendenti a tempo indeterminato in misura maggiore rispetto alla diminuzione dei dipendenti a temine. Nella media del 2024 le due componenti sono, infatti, variate rispettivamente di +534mila e -202mila unità. Se si guarda in una prospettiva di più lungo periodo si rileva come questa tendenza alla crescita dell’occupazione stabile abbia portato i dipendenti a tempo indeterminato a rappresentare il 67,2% degli occupati a fronte del 64,2% del 2019.
Al contrario – conclude l’Ufficio Studi – la nota dolente continua a essere rappresentata dall’occupazione femminile che, dopo gli importanti segnali di crescita degli ultimi anni, ha cominciato a mostrare una minor dinamicità da diversi mesi a questa parte. Allo stesso tempo preoccupa il ritorno, per il secondo mese consecutivo, del segno meno tra agli autonomi.