Un nuovo libro di Pierre Carniti nel 2024 ad oltre sei anni dalla sua scomparsa?
Sembrava impossibile e, invece, è accaduto, grazie al fortunato ritrovamento, da parte dei figli, di un manoscritto in un baule, rivelatosi di grande valore.
Il titolo del libro, che è stato presentato a Massa Martana venerdì 20 settembre, ce ne spiega l’origine: “Il mio splendido rifugio. Viaggio nella storia di Massa Martana di un grande sindacalista e intellettuale”
Massa Martana, piccola località umbra in provincia di Perugia, attraversata dall’antica via Flaminia, è stato un luogo fondamentale per Carniti: qui passava i rari momenti di riposo durante la frenetica attività sindacale; qui incontrava, nel famoso “caminetto”, i collaboratori e altri leader sindacali in momenti di particolare importanza o di necessità di discussione; qui ha passato buona parte dei suoi ultimi anni, prima di essere relegato a Roma, “agli arresti domiciliari sanitari a causa della malattia”, come era solito autoironicamente affermare; qui è sepolto.
A testimoniare il legame tra l’ex segretario generale della Cisl e la località umbra, il Comune di Massa Martana ha, recentemente, deliberato di conferire, pur postuma, la cittadinanza onoraria a Carniti.
Il testo è dedicato a tre amici massetani di Pierre ed è un vero saggio di storia che inserisce la storia locale di Massa dentro le dinamiche più ampie della nostra italiana e, per certi aspetti, dell’intera umanità.
Il libro, manoscritto non rivisto dall’autore, ultimato nella primavera del 2002 (cinque anni dopo che il sisma che colpì l’Umbria e le Marche sfregiasse duramente anche Massa Martana) è di una scorrevolezza piacevolissima ed è costruito su una ricchezza di fonti e documentazione eccezionali, degne di un vero storico di professione.
Questo volume ci permette anche di tornare al libro che ha “celebrato” gli ottanta anni di Carniti, e riporta, tra i vari sottotitoli: “una vita senza rimpianti, Pierre Carniti e il suo tempo”; è l’occasione doverosa di ricordare il profilo storico di Carniti: grande protagonista, non solo del sindacato, ma dell’Italia nella seconda parte del Novecento.
Dobbiamo guardare ad una figura come la sua non nell’ottica tradizionale di uno “splendido” e nostalgico rifugio, cito in maniera “impropria” il titolo del nuovo volume, ma di una stella polare da vivere e far vivere, da osservare, soprattutto in tempi bui e pieni di nubi come quelli che stiamo vivendo.
Kipling scriveva nel Libro della giungla che il cucciolo d’uomo Mowgli riesce a vincere l’arrogante tigre Shere Khan con il fiore rosso, il fuoco, un tizzone ardente. Un fuoco che non brucia Shere Khan, ma lo allontana per sempre.
Non dobbiamo avere solo “nostalgia” di Carniti, ma farlo conoscere alle nuove generazioni di sindacalisti e studiosi del lavoro e delle relazioni industriali per rendere concreto il passaggio, di generazione in generazione, del tizzone ardente, del fuoco della fede nelle idee forza del sindacato e della lotta per i lavoratori, a partire dai più umili e dai più fragili, del fuoco interiore contro l’ingiustizia che deve animare ogni sindacalista, di qualsiasi età, ruolo e funzione.
Ripercorrere la biografia di Pierre Carniti, attraverso il suo libro autobiografico, ma anche grazie tutti i suoi scritti, compreso quest’ultimo inatteso regalo, ci permette di raccogliere e stringere le sue “mani aperte” e intrecciare al meglio la sua passione per il sindacato e per i lavoratori e le lavoratrici, per il “fare giustizia insieme”.
Non va mai dimenticato, che, in Carniti, non si possono distinguere pensiero e azione, azione e pensiero. Anche il libro su Massa Martana non si limita ad una ricostruzione storica, ma ha l’ambizione, ce lo dice lo stesso Pierre, di contribuire ad un “abbozzo” della storia di Massa e delle genti umbre anche per prevenire altri scempi edilizi e lo svanire della memoria dei luoghi che si erano susseguiti al sisma del 1997.
Pensare a Pierre Carniti oggi, attraverso il suo nuovo libro ci fa rivivere la terza poesia che compare prima dell’inizio del testo dell’amatissimo segretario generale della Cisl, a firma di Giorgio Bassani:
“La vita sa confondere le sue tracce
e tutto del passato può diventare
materia di sogno, argomento di leggenda”.
Il nuovo testo di Pierre, fortunosamente ritrovato, ci permette di rileggere tante leggende e verità storiche che, nel contesto più ampio della storia italiana, europea e, ad un certo punto globale, l’ex segretario della Cisl ha raccolto, dipanando la storia di Massa Martana, partendo dal 220 avanti Cristo ed arrivando allo spartiacque decisivo della scoperta dell’America.
Anche in quest’opera che, pur non parlando di sindacato, affronta le ingiustizie sociali del feudalesimo, la nascita delle corporazioni e delle associazioni tra le professioni, le spinte dal basso che portarono all’Italia dei comuni etc., ritroviamo il sindacalista Pierre, il difensore degli ultimi, il curioso ricercatore antropologico dell’uomo.
Tornando al sindacato ed andando oltre il testo presentato a Massa Martana, Carniti ci ha ammonito affermando che il fare sindacato è “cosa impossibile da dire” e che suo intento, negli ultimi anni, fosse quello di provare a trasmettere alcuni ricordi e riflessioni, senza rinunciare alla sua “vista da presbite sul mondo di domani”.
Vorrei tornare su alcuni punti.
La definizione di “eretico” nella Cisl che qualcuno superficialmente gli ha affibbiato.
Sull’innovazione nella Cisl Carniti è stato molto netto e preciso. scriveva: “non credevamo in una Cisl diversa, ma in una Cisl che mettesse in pratica realmente quanto predicava da anni: sul ruolo delle categorie, sugli aumenti salariali legati alla produttività, sull’autonomia, sulla contrattazione aziendale”.
SI devono principalmente a lui, prima che diventasse segretario generale della confederazione di Via Po, gli anni dell’impegno nel sindacato per la verticalizzazione, l’incompatibilità con le cariche politiche, il superamento delle differenze normative tra impiegati ed operai, sul rinnovamento delle forme di protesta.
Il titolo completo del nuovo libro è: “Viaggio nella storia di Massa Martana di un grande sindacalista e intellettuale”.
Già a Milano, intorno alla figura del futuro segretario generale della Fim e della Cisl, cominciò ad animarsi e raccogliersi, negli anni Sessanta del Novecento, un mondo culturale “militante” che sarà importantissimo negli anni successivi per l’organizzazione di Via Po e per le relazioni industriali italiane in generale: pensiamo, ad esempio, a Guido Baglioni, Bruno Manghi, Gian Primo Cella, Tiziano Treu, Pippo Morelli, Luciano Pero.
E’ qui che si manifesta un cardine dell’originalità dell’esperienza carnitiana, con un’azione sindacale che trascende il limite delle vertenze aziendali e con una prassi rivendicativa che si trovava ad assumere, senza perdere nulla in concretezza, un valore autonomo: politico e culturale.
Quanta Modernità in Carniti oggi, altro che nostalgia!
Firmare il contratto significava ottenere risultati concreti e misurabili per i lavoratori, ma anche trasformare la società: per Carniti, come per Giulio Pastore, il sindacato non era solo movimento, ma un’istituzione della società moderna. L’ex segretario della Cisl ha sempre rifiutato l’etichetta di “sindacalista d’assalto” che, almeno nei primi tempi della sua esperienza sindacale, gli veniva spesso affibbiata.
Il suo orizzonte non è solo italiano e non è solo sindacale: si pensi alle riflessioni, contenute nel libro autobiografico Pensiero Azione Autonomia, sulla sua curiosità ed interesse (e anche una qualche delusione) rispetto al Concilio Vaticano II°.
Bellissime e riconoscenti sono le pagine che, ne “Il mio splendido rifugio”, Carniti dedica a San Francesco, senza fare però sconti alla diaspora che in tempi brevi ha contraddistinto l’ordine monastico fondato dal patrono d’Italia.
Carniti si definiva un “cristiano nella sinistra”: la sua fede “critica” la si riscontra anche nelle riflessioni sulle contraddizioni del potere temporale della Chiesa che attraversano quasi tutto il libro su Massa Martana, luogo spesso di confine, poi inglobata nello Stato pontificio.
Un ultimo tema.
Non era più rimandabile, secondo Carniti, che accompagnò l’ascesa e il declino dei consigli di fabbrica, una riflessione sul rapporto tra sindacato e democrazia economica partecipativa, uno sguardo che ritrovasse il pieno collegamento con un mondo del lavoro sempre più frammentato e vorticosamente in cambiamento.
Si chiedeva, ci chiedeva (e chiede) Carniti: come mettere a sistema le buone prassi che certamente ci sono?
Si pensi ad una riflessione riportata in uno dei suoi ultimi interventi organici, pubblicato nel settembre 2017
Una lettera molto significativa, a partire dal titolo: “Se il sindacato vuole avere un futuro”, che poneva, in primis, la necessità di costruire un sindacato confederale maggiormente inclusivo.
Rispetto a questo argomento è opportuno ricordare un accostamento al tema “democratico” ricorrente in Carniti. Affermava, criticando l’approccio del comunista Chiaromonte: “la democrazia non vive senza il pluralismo. Che significa, non solo pluralità di partiti, ma di poteri e di ordinamenti, per non sacrificare la società civile allo Stato o agli equilibri politici, che comporterebbe un progressivo e intollerabile svuotamento della democrazia stessa e quindi un rischio crescente di degenerazione autoritaria”.
Tutto questo si ritrova anche nel volume dedicato alla piccola Massa Martana. Una storia vista anche dal basso, dal punto di vista dei più umili e della creazione di strumenti collettivi di vita sociale.
Massa Martana: un puntino nell’universo di cui Carniti ci tramanda la storia dentro l’orizzonte dell’umanità. Un’umanità villaggio globale e comunità, purtroppo sempre più turbolenta e conflittuale, di destino.
Il testo di Carniti, promosso dalla Cisl Umbria e da alcune sue federazioni di categoria, può essere richiesto a Ennio Camilli, sindacalista e fraterno amico massetano dell’ex segretario generale della Cisl, esclusivamente via WhatsApp al numero: 3356975694.
Francesco Lauria