Care giornaliste e cari giornalisti così non si fa proprio. Non si tradisce la fiducia di un compagno, perdonate di un camerata, che con voi si confida, va al cinema, condivide una birra e anche il proprio giaciglio. Di tutta la vicenda documentata da Fanpage sulla gioventù di Fratelli d’Italia per l’onorevole Giovanni Donzelli, che nel partito della premier occupa un posto di rilievo, è questo il vero problema. L’aver tradito l’amicizia di chi vi ha confessato con il cuore in mano i propri istinti politici. Per esteso, prendendo per buono il ragionamento di Donzelli, anche gli agenti sotto copertura non dovrebbero tradire la stima che i mafiosi ripongono in loro. Del resto l’onorevole non è nuovo a uscite un po’ sopra le righe, come quando accusò in aula degli esponenti del Pd di tramare con Cospito, chiedendogli se stavano dalla parte dello stato o dei terroristi.
Donzelli, ma anche le dissonanze spazio-temporali di Sangiuliano, che ha reso contemporanei Colombo e Galileo, senza dimenticare il sempre verde Lollobrigida, sono alcuni dei piccoli drammi politici che schiacciano la presidente del Consiglio Meloni in un momento non facile. E che l’ora non sia delle migliori si vede dal video propaganda nel quale accusa la sinistra di usare toni da guerra civile – cosa alquanto bizzarra per chi ha sempre fatto della narrazione amico-nemico il suo cavallo di battaglio – nell’espressioni tirata durante l’informativa in vista del Consiglio europeo, durante la quale Meloni con “ragà alzateve pure voi” ha spronato i ministri a levarsi in piedi nel ricordare Satnam Singh, il bracciante indiano morto nelle campagne di Latina. Pronta la reazione del vice premier Tajani che le ha suggerito di far vedere il permesso di soggiorno concesso alla moglie di Singh, con la premier che risponde con “ah sì bravo”.
Venendo ai drammi politici di maggior peso, la premier deve ancora elaborare la tornata elettorale dei ballottaggi per le amministrative non propriamente vittoriosa per la destra, mentre in Europa si sta giocando la partita delle nomine, con Meloni al momento esclusa dai giochi. Una seccatura non da poco per le aspirazioni da statista della nostra presidente del Consiglio. E guardando oltre l’estate il cielo all’orizzonte non sembra schiarirsi. Il governo deve ancora mettere in piedi la prossima legge di bilancio. Al di là degli annunci fatti da Giorgetti, c’è da trovare i soldi per dare corpo alle promesse. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio i soldi da mettere sul piatto sono 18 miliardi, 20 se si punta al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione. Una parte consistente della somma è occupata, 12 miliardi, dal taglio del cuneo fiscale, voluto e invocato da imprese e sindacati. Su questa misura sempre l’Upb ha posto l’attenzione sulla cosiddetta “trappola della povertà”. I redditi che nell’anno superano anche solo di un euro i 35mila euro lordi rischiano di perdere 1.100 euro.
Margini stretti di manovra, resi ancora più angusti dalla procedura di infrazione che grava sui nostri conti e dal nuovo Patto di stabilità che, secondo i calcoli dell’Upb, impegnerà l’Italia in percorso settennale di riduzione del deficit di bilancio sul Pil di 0,5-0,6 punti ogni anno, ossia all’incirca 10 miliardi. Sempre sul fronte europeo la premier dovrebbe ricordare che allearsi con chi è a lei politicamente più simile non giova agli interessi della nazione. Per le destre non c’è flessibilità sui conti o solidarietà nella redistribuzione dei migranti. Cose non da poco, sulle quali riflettere.