Prezzi energetici accessibili, sostegni a ricerca e innovazione, adeguamento del quadro normativo, supporto alle ristrutturazioni mantenendo i livelli occupazionali regionali, rilancio della domanda di acciaio e miglioramento dell’accesso ai mercati esteri. Questi i punti chiave del piano di rilancio del settore siderurgico in Europa, presentato oggi dalla Commissione europea. Un piano che ha tra i suoi punti qualificanti anche quello di assicurare la compatibilità ambientale di questo segmento chiave dell’industria Ue.
Un comparto che nell’insieme dei paesi europei occupa ben 360.000 persone, con un fatturato annuo da 170 miliardi di euro, ma che versa in una situazione molto critica a causa della concorrenza internazionale dove i maggiori avversari spesso si trovano a competere da posizioni di vantaggio.
Ad esempio i gruppi cinesi, tutti statali, e che possono contare su prezzi politici dell’energia, per non parlare di normative sul lavoro ben meno garantiste degli standard europei.
Per questo l’Ue reagisce con un piano che individua sei aree di azione prioritarie, partendo da una valutazione accurata sui costi cumulativi a carico della siderurgia dovuti al quadro normativo frastagliato cui è sottoposta. “L’industria siderurgica ha un futuro promettente in Europa. Se continua a primeggiare nei prodotti innovativi, suo tradizionale punto di forza, può continuare a ottenere vantaggi competitivi”, ha rilevato il vicepresidente della Commissione, Amtonio Tajani, responsabile su industria e imprenditoria, presentando il piano
Uno dei punti chiave del piano prevede il rilancio della domanda, con un’azione “mirata” di stimolo nel comparto dell’auto e sulle costruzioni, i due settori che assicurano il grosso della domanda di acciaio. L’Ue intende inoltre sostenere le esportazioni, contrastando le pratiche sleali e garantendo l’accesso alle materie prime essenziali. In questo ambito è previsto un “attento monitoraggio” del mercato dei rottami.
“L’Ue ha più che mai bisogno della sua economia reale per sostenere la ripresa economica – ha detto ancora Tajani – il nostro obiettivo è che l’industria fornisca il 20 per cento del Pil entro il 2020”.
Un altro elemento fondamentale è sui prezzi dell’energia, che possono avere un impatto fino al 40 per cento del prezzo finale dei prodotti nel settore siderurgico. Se a breve termine la riduzione dei costi dipende essenzialmente dagli stati membri, la Commissione intende però dare orientamenti sui contratti di lungo termine tra i fornitori di elettricità e clienti, per aumentare la prevedibilità dei costi.
Inoltre il completamento del mercato interno, la diversificazione dell’approvvigionamento e il miglioramento dell’efficienza energetica aiuteranno a ridurre i costi.
L’Ue intende poi garantire la competitività del settore nell’ambito dei negoziati internazionali sugli accordi per i cambiamenti climatici. Tra l’altro i prodotti in ferro forgiato saranno aggiunti all’elenco dei settori a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di CO2. La Commissione intende poi promuovere le tecnologie rispettose dell’ambiente e le attività innovative in ricerca e sviluppo. Il comparto potrà beneficiare del partenariato europeo per l’innovazione.
Sul versante delle problematiche sociali l’industria siderurgica può avvalersi dei vari tipi di fondi europei di supporto, e la Commissine intende creare delle task force ad hoc per gestire le situazioni di criticità. Task force che si potrebbero usare anche su casi come quello dell’Ilva in Italia, aiutando le autorità locali e le imprese ad esempio a sfruttare tutte le possibili risorse europee. “Entro un anno, cercheremo di stabilire se le azioni proposte abbiano prodotto l’effetto sperato – ha concluso Tajani -. Mi impegno a seguire da vicino la situazione”. (LF)
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