Cara Alessandra,
la proposta Favero-Ichino-Rustichini non parla di “isolamento”, bensì di “separazione”, che è cosa assai diversa. Questo significa, per esempio, mezzi di trasporto pubblico separati; spazi differenziati per i ricoveri ospedalieri; ruoli differenti per gli insegnanti più giovani, cui potrebbe essere affidata la presenza nelle classi anche quando ci sia qualche caso di positività tra gli studenti, e comunque quando gli insegnanti anziani fanno lezione alla classe da remoto; possibilità di prosecuzione della produzione nelle aziende, con ricorso alla Cassa integrazione soltanto per gli over50; e così via.
Quanto all’esercizio delle funzioni inerenti alle cariche istituzionali, la regola della separazione dovrebbe evidentemente essere applicata cum grano salis. Ma, in una situazione di crisi eccezionale quale è quella che stiamo attraversando, perché escludere che in Parlamento, e nei Consigli regionali e comunali, sia data agli over50 la possibilità di partecipazione alle sedute e voto da remoto o da un’aula diversa rispetto a quella che ospita gli under50, previo collegamento audio e video tra di esse?
Quanto infine al carattere discriminatorio che tu denunci in una misura di questo genere, non devo ricordare a te che già la legislazione antidiscriminatoria in vigore oggi attribuisce un peso determinante alla statistica. Ti domando dunque: non basta un tasso di letalità del Covid-19 trecento volte superiore nelle classi di età >50, rispetto alle classi più giovani, per giustificare una differenziazione del trattamento?
E non pensi che per salvare il Paese da una catastrofe economica anche peggiore di quella che già si sta profilando possa avere un senso consentire il lavoro all’interno del perimetro aziendale a chi non è esposto a un pericolo mortale, vietandolo solo per chi a quel pericolo è effettivamente esposto?
Pietro Ichino