Molte sono le domande che i professionisti della (dis)informazione si fanno sul movimento delle ‘’sardine’’. Chi c’è dietro costoro? Romano Prodi? George Soros? Il Pd? E che cosa vogliono? Per ora si limitano a riempire le piazze e ad avercela con Matteo Salvini e ciò che il leader leghista rappresenta. Per quanto mi riguarda posso soltanto esprimere grande soddisfazione nel vedere, inaspettatamente, in campo – il bisticcio di parole è voluto – un popolo antipopulista, assai competitivo sul piano dei numeri con le adunate di coloro che vanno ad ascoltare i comizi del Capitano e si precipitano ad immortalare quell’evento a suon di selfie.
È tuttavia un altro l’aspetto che più mi incuriosisce e, a mio avviso, merita delle considerazioni per ora assenti nel dibattito. Il nucleo duro delle ‘’sardine’’ è costituito da giovani. Certo, nelle piazze delle loro mobilitazioni abbiamo visto partecipare, in misura crescente, delle persone adulte ed anziane; ma l’iniziativa, in Piazza Maggiore a Bologna, è scaturita da ragazze e ragazzi, che hanno preso ogni misura necessaria per non essere confusi con i teppisti dei centri sociali, anch’essi in strada, quella sera, per contestare la presenza di Salvini al Pala Dozza. Ognuno di noi, volendo, può fare una prova: apra la tv e faccia zapping sui talk show televisivi, prestando particolare attenzione ai ‘’blocchi’’ che affrontano la ‘’questione giovanile’’. Il telespettatore sentirà ripetere, come avviene ormai da decenni, che i giovani non trovano lavoro e, quando ci riescono, devono accontentarsi di occupazioni precarie (il precariato è divenuto una vera e propria mistica); che vengono privati di diritti fondamentali dalle norme del jobs act. Se poi ci si spinge a parlare di pensioni, la conclusione è una sola: i giovani non ne beneficeranno mai, se non – i più fortunati – all’età attribuita a Matusalemme.
Ovviamente, questa amara condizione li costringe a restare in famiglia, a non essere in grado di costituirne una propria, né, tanto meno, di avere e crescere dei figli. Qualche commentatore si è spinto ancora più avanti. Mi riferisco ad una lettera che, mesi or sono, Barbara Palombelli indirizzò a Papa Francesco e al Pd per spiegare loro di non comprendere più il senso di questo Paese. ‘’Quello che non hanno capito è che gli italiani, soprattutto i più giovani (sic! ndr), vogliono riscoprire –scriveva Palombelli – “l’identità”, il tasto su cui battono Salvini e Giorgia Meloni. Anche quella religiosa’’. Più avanti, precisava ancora la conduttrice: ‘’Due cose chiedevano gli italiani e su quelle due cose sono stati accontentati: il 95% degli italiani voleva un freno all’immigrazione clandestina, un altro 95% chiedeva un aiuto per i poveri. Mi meraviglia – concludeva – che la sinistra non abbia votato a favore del reddito di cittadinanza“.
Chi scrive si guarda bene dal minimizzare i problemi presenti e futuri delle nuove generazioni. Esistono e sono seri; talvolta gravi. Mi chiedo, però, come sia possibile che migliaia di giovani stiano scendendo in piazza, da Nord a Sud della Penisola, senza che vi sia una sola effige di sardina in cui campeggino le scritte che gli adulti ‘’politicamente corretti’’ (e con la coda di paglia) si aspetterebbero di sentire da un movimento di giovani. Questi ragazzi non sbandierano uno destino da precari, non brandiscono un solo cartello contro la riforma Fornero, non versano una sola lacrima in memoria dell’articolo 18 (che, peraltro, è vivo e vegeto e continua a essere applicato alla stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti), non rivendicano l’estensione e il miglioramento del reddito di cittadinanza. I ‘’sei punti’’ della loro piattaforma fanno addirittura tenerezza, per quanto sono scopertamente rivolti contro Matteo Salvini. La loro ‘’identità’’ è scolpita nei principi dell’Unione europea. E sono tanto contrari all’immigrazione clandestina che chiedono l’abrogazione (la sola richiesta di contenuto politico) delle leggi sulla sicurezza che rappresentano un disonore per l’Italia. È ormai un luogo comune affermare che i binomi destra/sinistra e fascismo/antifascismo sono superati, non più avvertiti come valori dalle giovani generazioni; mentre evocare il pericolo di un regime autoritario è un pallino dell’ANPI, al solo scopo di giustificare la propria esistenza. Chi esprime queste opinioni, se fosse onesto, farebbe bene a ricredersi. I giovani veri hanno capito quale sia, oggi, il ‘’padre’’ dei problemi del Paese. Rimane solo da prenderne atto. Non è mai stato tanto facile, come adesso, scegliere la strada giusta.
Giuliano Cazzola