Il sapere medico procede per ipotesi che si modificano col tempo
Per oltre 25 secoli la medicina ha ritenuto che il salasso, eseguito incidendo una vena del braccio per fare fuoriuscire un quantitativo di sangue di circa 300-400 cc, fosse una pratica fondamentale per la cura dei malati.
Con il salasso, il cui razionale derivava dalla “Teoria dei 4 umori” presenti nell’organismo, tendeva a restituire l’equilibrio fisiologico eliminando un liquido ritenuto erroneamente in eccesso (il sangue)
Era infatti concezione del tempo che il sangue non circolasse ma che si formasse per la coazione degli alimenti e si consumasse sotto forma di combusto e che pertanto un suo “eccesso” rispetto agli altri umori (bile gialla, bile nera e flemma) generasse la malattia; da qui la flebotomia che, ristabilendo l’equilibrio perturbato, riportava il sistema allo status quo ante.
A metà dell’800 divenne invece chiaro che nella stragrande maggioranza dei casi il salasso era controproducente e la pratica fu sostituita da una di segno diametralmente opposto: l’infusione di liquidi attraverso l’incannulamento di una vena, essendo lo stato di disidratazione che spesso accompagna le gravi malattie non trattate, di per sé una condizione di grave compromissione dell’organismo.
Questa premessa è la evidente dimostrazione che la medicina procede per tentativi e che alcuni interventi terapeutici messi in atto per secoli possono dimostrarsi successivamente totalmente sbagliati
Il caso della digitale e della talidomite
Lo stesso vale per l’uso della digitale, considerata fino agli anni ’90 del secolo precedente, il farmaco di scelta per l’insufficienza cardiaca e ora bandita perchè controindicata
Ancora più paradossale la vicenda della talodomite: un sonnifero che ha causato, se preso in gravidanza, gravissime malformazioni nei nati; il farmaco per tali motivi è stato messo giustamente al bando per molti anni, ma ora è di nuovo utilizzato essendosi dimostrato come uno dei farmaci di punta per la cura di una malattia ancora incurabile: il mieloma multiplo.
La medicina dunque procede per tentativi basandosi sulle conoscenze disponibili e modificando il proprio comportamento mano a mano che ulteriori conoscenze ridefiniscono il contesto.
L’atteggiamento antiscientifico dei no-vax
L’atteggiamento antiscientifico di molti oppositori all’uso dei vaccini ivi compressi quelli di razza, nasce dall’ignoranza di come avvenga il passaggio dal mondo delle idee della teoria medica alla caverna della terapeutica.
Anche i vaccini sono nati per l’intuizione geniale di un medico, Jenner, che osservando nel 1798 come i mungitori che si infettavano di vaiolo bovino non contraessero quello umano, decise di inoculare il contenuto delle pustole sulla cute di diversi soggetti ottenendo che la malattia non si contraesse o si manifestasse in forma attenuata.
Di fatto i vaccini hanno permesso che una malattia, il vaiolo, potesse essere dichiarata debellata e che un’altra, la poliomielite, lo possa diventare nei prossimi anni.
I vaccini hanno rappresentato la più grande scoperta della medicina e gli attuali vaccini a mRNA in uso contro il COVID 19 rappresentano una straordinaria invenzione che ci consentirà in tempi brevi di mettere a segno anche vaccini contro il cancro, contribuendo così a sconfiggere questa grave malattia ancora in molti casi incurabile.
La dimostrata efficacia dei vaccini per il COVID 19
La larghissima diffusione della quarta ondata di COVID nei paesi dell’est con bassissimo tasso di vaccinati (Slovenia Bulgaria e Romania) e le statistiche redatte nel nostro paese dall’Istituto Superiore di Sanità dimostrano in modo incontrovertibile l’efficacia del trattamento vaccinico nella prevenzione della malattia grave, dei ricoveri in terapia intensiva e nel numero di decessi.
Gli ultimi dati pubblicati il 10 novembre dimostrano come, rispetto ai non vaccinati, i vaccinati a doppia dose entro sei mesi hanno una riduzione del rischio del 75,6% che si riduce al 50% in quelli vaccinati con doppia dose da oltre 6 mesi e da qui la necessità del booster di richiamo
Una riduzione del rischio di malattia grave estremamente elevato che comporterà un significativo risparmio di vite umane e la minore circolazione di un virus che ormai è diventato endemico come quello influenzale.
Tralascio per ragioni di spazio di affrontare il tema della supposta interferenza del vaccino con il DNA umano perché destituita di ogni fondamento e quella sui rischi di una terapia genica; un trattamento straordinario che consentirà di trattare malattie genetiche incurabili che è tutt’altra cosa rispetto alla vaccinazione di cui stiamo parlando
Rendere obbligatoria la vaccinazione per tutti
Un ulteriore argomento contro l’uso dei vaccini è quello di una loro efficacia relativa; anche tale affermazione evidenzia una profonda ignoranza sui trattamenti oggi in uso per la cura delle malattie.
Se infatti il criterio di validazione fosse la capacità risolutiva di un trattamento medico ogni regime terapeutico in atto per il trattamento delle malattie cardiovascolari e per i tumori dovrebbe essere immediatamente sospeso; nessuno di questi è infatti in grado di garantire questo risultato attestandosi tutti su una riduzione della gravità della malattia e su un prolungamento dell’attesa di vita. In questo caso l’ottimo (la guarigione) sarebbe nemico acerrimo del (il bene) contenimento del danno che consente a quasi tutti i pazienti di percorrere un altro tratto di vita in condizioni accettabili.
Alla luce di queste considerazioni, mi aggiungo a quanti ritengono indispensabile introdurre per legge l’obbligo vaccinale per tutti; uniformandosi così con quanto avviene già oggi con dieci vaccini che peraltro non devono essere somministrati a uomini in forza e maturi come sembrano i no vax che agitano i sabati delle grandi città ma a bambini indifesi a partire dal terzo mese di vita.
L’assunzione di responsabilità da parte dello Stato
L’obbligo della vaccinazione per tutti, caldeggiata da diversi mesi dai sindacati CGIL, CISL e UIL priverebbe inoltre i no vax di un altro argomento: quello relativo al fatto che lo Stato non si voglia assumere la responsabilità di eventuali effetti collaterali che si dovessero manifestare a seguito della vaccinazione. E che per tali motivi abbia scelto la strada del green pass.
E’ questo un argomento da tenere in considerazione anche se di impatto modestissimo in quanto la vaccinazione si è dimostrata straordinariamente sicura e il numero di eventi fatali limitato a pochissimi casi. Una cifra insignificante rispetto al numero di morti ogni anno per incidenti sul lavoro.
Con l’introduzione dell’obbligo anche quest’arma spuntata verrebbe neutralizzata e si uscirebbe da un’ambiguità che è fonte di incertezza e che da ossigeno a tutti coloro che considerano il progresso scientifico non un’opportunità per il genere umano ma un male da contrastare con ogni mezzo.
Il precipitare della situazione non consente ulteriori incertezze e il governo dovrebbe procedere senza indugi verso una scelta razionale, efficace e sicura
Roberto Polillo