Lo ammetto… È uno strano titolo per parlare di pubblica amministrazione, ma ora spiego da cosa nasce. Prima una domanda agli addetti ai lavori: quanti dirigenti, funzionari, dipendenti pubblici (e politici) hanno visitato a Roma l’Archivio centrale dello Stato? Intanto rispondo io: fino a ieri, mai.
Ho scoperto, ahimè solo adesso, una vera meraviglia. Un luogo per definizione ricco di storia, ma con una particolare attenzione alla pubblica amministrazione. Alla vita dello Stato italiano. Una struttura bellissima, tecnologicamente avanzata, con strumenti multimediali intuitivi e di ultima generazione. Un fiore all’occhiello per la pubblica amministrazione.
Una gradita visita, su invito dei professori Melis e Natalini, per una intervista sulla mia vita professionale all’interno della pubblica amministrazione. Una vita da “civil servant”, come oggi si sente dire sempre più spesso.
L’Archivio centrale conserva la documentazione storica dello Stato unitario prodotta dagli organi centrali – di governo, amministrativi, giudiziari e consultivi – insieme alla raccolta degli archivi ricevuti da enti pubblici di rilievo nazionale a seguito di comodato o deposito e quelli ricevuti da privati a seguito di comodato, deposito, donazione o acquisto.
Attualmente, la documentazione conservata ha una consistenza di circa 160 chilometri lineari. Dal mese di marzo, poi, l’edificio ospita la mostra permanente “Lo scrigno della memoria”, che ha l’obiettivo di promuovere l’educazione al patrimonio e la conoscenza della storia del Paese e delle sue istituzioni democratiche.
La selezione di fonti documentarie e bibliografiche tratte dal patrimonio dell’Istituto, le opere d’arte e i cimeli in esposizione, ripercorrono oltre 150 anni di storia del Paese dal punto di vista amministrativo, politico, economico e sociale.
Detto questo, appare evidente perché ogni cittadino dovrebbe visitare gli archivi di Stato e l’esposizione permanente. Soprattutto dovrebbero farlo dirigenti e funzionari pubblici, e le scuole dovrebbero promuovere (obbligatoriamente?) visite per gli studenti.
Il motivo è forse scontato, ma vale la pena ribadirlo, è fondamentale conoscere il passato per capire che la storia della pubblica amministrazione è la storia del nostro Paese. Ripercorrere la storia per capire cosa vuol dire essere funzionario pubblico. Per capire gli errori commessi e, magari, evitare di commetterne in futuro.
Un esempio potrebbe partire dalla nostra prestigiosa SNA: organizzare nell’ambito del corso concorso (almeno) una giornata presso l’Archivio centrale dello Stato. E infine, il mio pallino di sempre, l’open day delle pubbliche amministrazioni: non c’è posto migliore per organizzarlo e far conoscere ai giovani la storia della pubblica amministrazione.
Antonio Naddeo