In occasione dello sciopero di due giorni dei lavoratori della Fedex-Tnt, Il diario del lavoro ha intervistato, Antonio Pepe, componente del dipartimento nazionale logistica e trasporto merci. della Filt-Cgil. Sciopero motivato dall’annuncio della chiusura di 24 filiali Fedex e 2 di Tnt.
Pepe, mi racconti la vertenza Fedex-Tnt.
La vertenza della Filt-Cgil in fedex-Tnt parte dall’azienda che ha annunciato la chiusura di 24 filiali Fedex in tutto il territorio nazionale e due filiali Tnt che è stata acquisita da Fedex nel 2015/2016. Inoltre, sono previsti 115 trasferimenti di lavoratori e lavoratrici per l’accorpamento delle sedi amministrative. Come sindacato ci siamo opposti fermamente a queste misure prima di tutto perchè la Fedex ha bilanci in positivo, macina utili molto importanti e non c’è nessun motivo per cui debbano essere adottate questo tipo di misure. Abbiamo detto all’azienda che questo tipo di azione è inaccettabile. Piuttosto, crediamo che Fedex debba aprire una trattativa per la riorganizzazione aziendale. Questo è plausibile.
Secondo lei, perchè nonostante gli utili l’azienda ha scelto di chiudere le filiali?
Crediamo che il volume di merci gestite dalle filiali vadano a finire nelle compartecipate Tnt. Infatti, Tnt stessa, afferma che una parte di quei lavoratori debbano lavorare con i rifornitori e con le esternalizzate Tnt.
Voi siete contrari?
Assolutamente si. Fedex ha un modello produttivo virtuoso che per noi deve essere per così dire rispettato e sviluppato. Chiediamo di non esternalizzare ulteriormente la produzione. Il modello Tnt, al contrario, rappresenta un modello assolutamente sbrindellato che non rispetta il contratto collettivo nazionale. Noi vogliamo che venga internalizzata la filiera in modo da evitare situazioni di illegalità e di infiltrazioni mafiose. Le nostre proposte sono concrete: accorciare la filiera della logistica in modo da fare pulizia dell’illegalità e della precarietà del lavoro. Se rompiamo la catena degli appalti, impedendo che ci si siano 3, 4, 5 subforniture, interrompiamo il circolo vizioso di illegalità ai danni dei lavoratori. Chiediamo a Fedex di non licenziare i lavoratori che poi verranno assorbiti da cooperative, sub forniture tramite appalti e subappalti, ma di farli lavorare in maniera diretta.
Il 30 maggio e il 1 giungo, oggi, si è svolto lo sciopero dei lavoratori Fedex. Quali sono i risultati?
Abbiamo avuto il mandato da parte dei lavoratori di proclamare tre giorni di sciopero in tutto il mese e la partecipazione è stata molto alta. Cedere adesso vuol dire perdere 500 posti di lavoro: 361 delle filiali e 115 per trasferimento. L’azienda sta accorpando le sedi amministrative in 3 sole città Padova, Milano e Firenze. Ciò vuol dire che stanno chiedendo ai lavoratori ma soprattutto alle lavoratrici, le dimissioni in bianco. Infatti, la maggior parte di queste dipendenti sono donne con figli piccoli che saranno impossibilitate ad accettare un trasferimento a centinaia di chilometri da casa.
Il comparto della logistica, come lei ha affermato, è in crescita ma questo tipo di situazioni si verificano in tutto il settore e in maniera diffusa nel paese. Perchè?
Questo sciopero si inserisce in uno scenario, quello del comparto della logistica, dove le regole non vengono rispettate e gli appalti consentono l’abbassamento indiscriminato del costo del lavoro ai danni dei dipendenti di un settore sempre più in crescita.C’è un abuso sul mercato del lavoro. I contratti di subfornitura abbassano il costo del lavoro. Abbiamo messo qualche regola in più nel contratto che abbiamo firmato il 3 dicembre. Abbiamo scritto che le aziende fornitrici possono avere solo un passaggio di subfornitura, invece, nel comparto una sola azienda può averne decine e decine. Si verifica, quindi, che queste aziende appaltate hanno meno risorse da dare ai lavoratori. Non sono ancora convinto, però, che le aziende ci guadagnino da questo sistema. Non è stato mai dimostrato. Io credo che ci sia una connivenza tra aziende fornitrici e aziende committenti. Stiamo provando il più possibile a far rispettare il contratto. Questa è la nostra missione.
Le aziende del comparto fanno largo uso di manodopera immigrata, anche qui, per abbassare il costo del lavoro?
Si è vero. La maggior parte dei lavoratori sono migranti, facchini, sono organizzati in etnie dove vige la regola del caporalato. Spesso chi organizza il lavoro non è l’azienda ma i caporali e non c’è assolutamente il rispetto dei risultati della contrattazione nazionale. Ci sono state delle indagini dell’ispettorato del lavoro, ma poche. E’ difficile organizzare questi lavoratori perchè hanno altri punti di riferimento e questo è pericoloso. Abbiamo denunciato tutto questo ai ministeri competenti, abbiamo costituito un tavolo sulla legalità che non è andato a buon fine per l’assenza delle aziende e quindi per una collaborazione da questo punto punto di vista. Come sottolineavo prima, nel contratto collettivo nazionale del 3 dicembre all’articolo 42 abbiamo inserito le regole sugli appalti: come si costituiscono e quali sono le conseguenze per le aziende che non le rispettano. I committenti devono avere il coraggio morale ed etico di mandare via le aziende che sfruttano i lavoratori senza applicare il contratto collettivo e riportare la legalità. Le aziende devono avere il coraggio di basare la concorrenza sull’organizzazione del lavoro e sull’innovazione non aggirando le regole.
Tornando a Fedex, come proseguirà la vertenza dopo lo sciopero di questi giorni?
Ci sarà un nuovo confronto il 4 e il 5 giugno alle ore 15 in Confindustria, a Roma. Mentre il 7 giugno ci sarà una verifica presso il ministero dello Sviluppo economico. Abbiamo coinvolto il ministero perchè non accettiamo da un’azienda che matura profitti considerevoli, la possibilità di licenziare e trasferire 500 lavoratori.
Alessia Pontoriero