Riparte la tornata di incontri tra governo e sindacati e oggi tocca alle pensioni. Dopo il primo tavolo nel gennaio scorso, questa mattina la ministra Marina Elvira Calderone incontrerà i rappresentati di Cgil, Cisl e Uil per discutere degli interventi che dovranno entrare in vigore dal prossimo anno.
A fine 2023 scadrà quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), misura introdotta dal governo Draghi e riconfermata per quest’anno dal nuovo esecutivo. Il tavolo dovrà chiarire quante risorse intende stanziare il governo per superare la legge Fornero, che, allo stato, tornerà in vigore dal primo gennaio. Per l’obiettivo di legislatura, uscita con 41 anni di contributi, non sembrano però esserci i soldi sufficienti. Secondo le stime dell’Inps il costo per il primo anno si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi di euro per raggiungere i 75 mld in dieci anni. La ministra del Lavoro dovrà dunque chiarire qual è il perimetro all’interno del quale è possibile muoversi.
I sindacati hanno da tempo presentato una piattaforma unitaria sulla previdenza. Chiedono una riforma strutturale che superi la legge Fornero e consenta maggiore flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi. Le organizzazioni sindacali chiedono anche di tutelare i giovani, il lavoro povero e discontinuo introducendo una pensione contributiva di garanzia. I sindacati propongono inoltre di ripristinare Opzione donna con i vecchi requisiti; un nuovo periodo di silenzio-assenso e un’adeguata campagna informativa e istituzionale per rilanciare la previdenza complementare; la separazione della spesa pensionistica da quella assistenziale; la parificazione delle condizioni di accesso al Tfr e Tfs tra settore pubblico e privato, superando le norme che ne posticipano di molti anni il pagamento per i dipendenti pubblici.
e.m.