Al netto di Opzione donna il Governo studia la possibilità di far andare in pensione le donne con quattro mesi di anticipo rispetto all`età di uscita dal lavoro per ogni figlio. Lo riferiscono i sindacati al termine dell`incontro al ministero del Lavoro. Questa ipotesi, che dovrebbe essere inserita nella riforma complessiva del sistema previdenziale, costa fino a 700 milioni di euro l`anno. Il ministro Marina Calderone, che non era presente alla riunione, è in stretto contatto con il Mef per le coperture. L`anticipo di 4 mesi per le donne con figli era già previsto dalla riforma Dini, ma solo per il contributivo puro. L`ipotesi allo studio riguarderebbe il sistema misto. Sono in corso valutazioni tra i tecnici dei ministeri del Lavoro e dell`Economia.
Quello sulle pensioni, per il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, al termine del tavolo tecnico, è stato un “incontro assolutamente interlocutorio”, in cui “non abbiamo avuto risposte, a partire dalla prima che avevamo sollevato alla prima riunione, che era il segnale di ripristino di Opzione donna”.
“Non perché riteniamo che quella sia una soluzione – ha detto – ma che è il punto di partenza per rendere credibile un percorso, che mette le donne oggi al centro di questo tavolo al centro. Questo dato non c’è”.
Ferrari ha sottolineato che è in corso un’interlocuzione all’interno del Governo: “E’ una dinamica su cui noi non entriamo. Fatto sta che ad oggi, dopo un mese dal primo incontro in cui il ministra aveva preso l’impegno di portare la sera stessa a Palazzo Chigi la richiesta, questa risposta non c’è. E’ una mancata risposta nei confronti di 25mila donne che mediamente utilizzano questo strumento, ma soprattutto un segnale politico che non fa ben sperare rispetto alla serietà e alla credibilità di un percorso che avrebbe ben altra ambizione rispetto solo al ripristino di una misura parziale”.
Intanto, ha aggiunto l’esponente della Cgil, “sono stati messi in fila una serie di punti e di titoli su cui ragionare rispetto alla condizione giovanile e delle donne. Ma siamo ancora in una fase di interlocuzione. Abbiamo sollevato un’altra questione rispetto alla condizione giovanile: oltre alle misure previdenziali che auspicabilmente si discuteranno, è fondamentale tenere insieme il mercato del lavoro a partire da un contrasto alla precarietà che è la vera causa della prospettiva previdenziale critica per i giovani. Abbiamo detto che con i voucher introdotti nella finanziaria e con l’ipotesi che si discuta di ritornare alla piena liberalizzazione del rapporto a termine si va esattamente nella direzione opposta. Proprio per l’impatto che ha anche sul piano previdenziale è necessario invertire la tendenza e contrastare la precarietà. C’è bisogno di allargare la base contributiva – ha concluso – la prima leva è il salario, un lavoro stabile”.
Per il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, presente al tavolo, “è l’inizio di un percorso, la nostra valutazione è positiva perché abbiamo iniziato a ragionare per entrare nel dettaglio”.
“Già si entra all’interno di alcuni particolari – ha proseguito – sulle soglie di accesso (Opzione donna, ndr) abbiamo sempre detto che i requisiti debbono essere rivisitati e che la possibilità di considerare la maternità non è un fatto occasionale, ma va riportata dentro una possibile riforma come un elemento strutturale presente già nella Dini solo per il contributivo puro. C’è quindi un’apertura del Governo rispetto al riconoscimento della maternità e bisogna capire meglio nelle prossime sedute come si configurerà questa misura”.
Sui giovani si è discusso di “uno step che passa per un allargamento della dell’integrazione al minimo – ha aggiunto – e che ha come obiettivo la pensione contributiva di garanzia”.
E.G.