Il tema della tutela dei lavori usuranti ai fini della pensione (ovvero come garantire un’uscita dal lavoro che tenga conto delle condizioni psico-fisiche particolarmente disagiate a cui è stato esposto il lavoratore durante la vita attiva) è in queste settimane al centro del duro conflitto in corso in Francia tra sindacati e governo nel contesto della riforma del sistema pensionistico. Il progetto del governo – approvato grazie a quanto disposto dall’articolo 49.3 della Costituzione che consente di “saltare” l’approvazione da parte dell’Assemblea nazionale, prevede, infatti, misure più favorevoli per quanto riguarda l’età del pensionamento per i soggetti che hanno svolto attività usuranti (pènibiles). Il Centro studi CEET ha pubblicato, nei giorni scorsi un “documento di lavoro” a cura di ANNIE JOLIVET, allo scopo di mettere a confronto le diverse esperienze internazionali (particolarmente quelle europee), nella speranza che il benchmarking serva a chiarire la situazione di scontro in atto Oltralpe.
Per una parte dei Paesi esaminati non sono previste definizioni di lavoro usurante (pénibilité du travail ) E’ il caso del Belgio e dei Paesi Bassi per il settore privato, la Svezia, il Regno Unito, il Canada e gli Usa. Gli altri paesi presentano due tipologie specifiche. Nella prima, i dispositivi sono definiti sulla base di un elenco di condizioni di lavoro (Finlandia), di mestieri, professioni o attività (Belgio limitatamente alla funzione pubblica). Nel secondo caso le regole stabiliscono un riferimento più o meno preciso agli effetti del lavoro (sulla salute, sulla speranza di vita in buona salute, sulla possibilità di continuare a lavorare e ancora sui tassi di mortalità) con riguardo ad un elenco di condizioni di lavoro, mestieri e professioni (Francia, Spagna, Italia,Portogallo, Polonia). Tre sono le tipologie di condizioni disagiate più spesso prese in considerazione: l’ambiente fisico (rumore, caldo, freddo, mezzo iperbarico), sulle quali esiste un largo consenso; i ritmi di lavoro, il lavoro di notte, solo o combinato con altre condizioni, il lavoro fisico (sia pure con differenze tra i diversi Paesi). Alcuni paesi adottano delle disposizioni sulle condizioni di lavoro che vanno al di là dei criteri presi in considerazione in Francia: si tratta segnatamente delle vibrazioni, delle posture, dell’esposizione a sostanze fisiche e chimiche, il carico di lavoro mentale ed emozionale. In alcuni Paesi esiste una distinzione tra lavoro pesante e lavoro pesante svolto di notte (« travail lourd » et de « travail lourd effectué de nuit »). I mestieri o le professioni considerate pesanti o disagiate variano molto a seconda del paese. Esistono elenchi molto dettagliati in Polonia e in Austria. Dall’altro, professioni o gruppi i professionisti sono molto più limitati in Spagna e Portogallo. Alcuni mestieri sono presi in considerazione in quasi tutti i paesi. Nei paesi che hanno una definizione di disagio, sono previste possibilità di pensionamento anticipato in relazione della natura gravosa del lavoro. Esistono disposizioni nei contratti collettivi di lavoro aziendali, in paesi che non hanno un sistema nazionale come la Germania e Svezia. La combinazione dei criteri per delimitare il disagio e le altre condizioni per l’ammissibilità tende a limitare l’effettivo accesso a questi prepensionamenti.
Le tutele per il lavoro pesante/disagiato (travail lourd)
I paesi che hanno definito la natura usurante del lavoro, qualunque sia il tipo di definizione, l’hanno attuata attraverso disposizioni per il pensionamento anticipato. Questi dispositivi sono molto eterogenei per quanto riguarda i requisiti di età, di anzianità contributiva, di durata dell’esposizione. Un’età minima è stabilita con riferimento a una soglia fissa in Austria, Polonia e Francia a titolo di prepensionamento per inabilità permanente al lavoro; oppure all’età normale di pensionamento ridotta di un certo numero di anni in Finlandia. Viene fissata un’età minima individualmente applicando un coefficiente al numero di anni di esposizione/esercizio attività considerata faticosa in Spagna per alcune professioni. In Italia è fissata secondo la natura dell’attività faticosa, l’intensità effettiva del lavoro di notte, la natura dell’impiego (dipendente o autonomo) e l’età normale del pensionamento. Nei paesi in cui vigono regimi specifici per le professioni (Spagna, Portogallo), esiste un’ampia varietà di soglie, a volte fisse, a volte calcolate individualmente in base all’occupazione. Vi è inoltre una forte eterogeneità delle condizioni di durata assicurativa e delle condizioni di esposizione.
Concludendo, nei paesi per i quali la ricerca ha potuto raccogliere dei dati recenti il numero delle persone entrate nel percorso di un pensionamento anticipato connesso alla “pénibilité” è modesto e marginale, per diversi motivi, tra cui la maggiore convenienza ad usare altre vie d’uscita, come la pensione di invalidità in Finlandia (il 25% dei trattamenti totali) o quota 100 e 102 in Italia). Alcuni numeri, a titolo di esempio, numeri sono i seguenti: in Finlandia 104 persone contro 35mila pensioni di invalidità (una tipologia che ovviamente rappresenta un percorso agevolato di pensionamento anche con riguardo ai requisiti). In Austria c’è lo stesso fenomeno: le pensioni di invalidità sorpassano tutte quelle anticipate (49mila contro 31.200 di cui 8.500 per lavoro disagiato). In Francia “le compte professionnel de prévention (C2P)” ha consentito a 1010 persone nel 2021 di andare in pensione anticipata grazie alle agevolazioni supplementari per il disagio contro 3mila persone all’anno che si avvalgono della pensione di invalidità permanente. Infine, l’accesso al pensionamento anticipato può avere conseguenze negative sull’ammontare della pensione. Questo è particolarmente vero quando ogni trimestre di anticipo è scontato come fino a poco tempo fa in Spagna; o quando i periodi convalidati come disagio non vengono presi in considerazione per il calcolo della durata dell’assicurazione come in Francia.
Giuliano Cazzola