Sono 3,4 milioni le donne anziane che vivono con 450 euro al mese di pensione di invalidità, di vecchiaia o reversibilità, mentre i pensionati che percepiscono la stessa cifra sono 850 mila. Lo dicono i dati dell’Inps citati dalla federazione nazionale pensionati e la Cisl al convegno ‘La povertà femminile anzianà, con la sociologa Chiara Saraceni, l’economista Fiorella Kostoris e il segretario Gigi Bonfanti.
Le ragioni della discrepanza vanno rintracciate, nota Valeria De Bortoli, responsabile delle pensionate Cisl, nelle ridotte possibilità di lavoro che le donne hanno avuto, nell’irregolarità contributiva e nella penalizzazione retributiva. Oltre che nella “bassa quota percentuale assegnata alle pensioni al superstite e al lavoro di cura cui si sono dedicate supplendo alle lacune del welfare”. Per questo, sottolinea Saraceni, “la causa della povertà delle donne storicamente è il fatto stesso di essere donna”. In questo senso è emblematico quanto rilevato da Eurostat: “in Europa una pensione – ricorda la sociologa – vale il 54% dello stipendio se il pensionato è un uomo, il 50% se è una donna, in Italia le proporzioni sono il 60% per gli uomini e il 46% per le donne”. Una condizione che si aggraverà in futuro, spiega Kostolis per l’alto tasso di disoccupazione tra le donne: “invece del 60% di occupazione femminile, che è l’obiettivo europeo, le occupate in Italia sono il 46%, con forti disparità tra nord e sud dove lavora una donna su tre”.
In questo modo, è la conclusione di Saraceni, “nonostante siano gli anziani gli unici poveri considerati meritevoli di politiche di sostegno, le anziane continueranno ad essere sovra rappresentate tra i poveri”. (LF)
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