Alitalia è la madre di tutte le vertenze, ma non è la sola. Infatti il settore dei trasporti è attraversato da criticità e scioperi che delineano un quadro tumultuoso. Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl, al Diario del lavoro spiega quali sono le cause e le soluzioni che possono essere applicate.
Pellecchia, da tempo il sindacato ha denunciato le problematiche presenti nei trasporti. Come vi state muovendo?
Lo scorso 26 giugno abbiamo presentato un documento, assieme a Filt-Cgil e Uiltrasporti, “Rimettiamo in movimento il paese”, nel quale abbiamo esposto, in maniera organica, tutte le problematiche del comparto, cercando di affrontare le questioni aperte analizzando le cause e non solamente gli effetti, concentrandoci su tre aspetti: infrastrutture, regole e rinnovo dei contratti. Questo documento lo abbiamo inviato all’allora ministro dei Trasporti Toninelli.
Avete ricevuto una risposta?
Nessuna. Abbiamo nuovamente inviato il documento alla neo ministra De Micheli il 17 ottobre, ricevendo una risposta molto più positiva.
Il rilancio delle infrastrutture è un tema che anche gli edili più volte hanno sostenuto.
È vero, e anche noi siamo convinti che lo sblocco dei molti cantieri fermi sia di vitale importanza per il rilancio del paese. Infrastrutture e trasporti sono due aspetti strettamente connessi. Ed è solo attraverso lo sblocco delle opere strategiche che si potranno rimettere in moto gli investimenti pubblici e privati.
Venendo al rinnovo dei contratti, qual è la situazione del settore?
Ci sono molti contratti che devono essere rinnovati, alcuni dei quali scaduti anche da due anni. I rinnovi a cui stiamo lavorando sono Anas; Autoferrotramvieri-Internavigatori (Mobilità tpl); Autoscuole; Autostrade; Logistica, trasporto merci e spedizione; Guardie ai Fuochi; Mobilità/Attività ferroviarie; Porti; Servizi ambientali; Settore marittimo; Taxi; Trasporto aereo.
Per quanto riguarda la logistica e il comparto marittimo da poco si sono avviate le trattative per il rinnovo. A che punto siamo?
Per entrambi i comparti c’è stata la partecipazione di tutti i soggetti interessati agli incontri che sin qui si sono svolti, e questo è un dato positivo. Naturalmente non mancano dei punti di divergenza con le controparti, sui quali stiamo lavorando.
Quali nello specifico?
Il ccnl Logistica, Trasporto Merci e Spedizione scadrà il prossimo 31 dicembre; le trattative per il rinnovo sono iniziate il 3 ottobre e sono già previsti incontri in merito fino al 19 dicembre. Il percorso di rinnovo, che interessa oltre 500.000 lavoratori, si presenta complesso, perché abbiamo di fronte 25 controparti datoriali (Spedizionieri, Corrieri, Operatori Logistici, Autotrasportatori, Artigiani e Cooperazione) con esigenze talvolta molto diverse fra loro. Anche per queste ragioni puntiamo a un modello di relazioni sindacali più partecipativo e tenendo conto che l’automazione del settore, che è in via di sviluppo, richiede la previsione di processi di riqualificazione per una “Second Life” per gli addetti. Vista la crescita esponenziale dell’e-commerce nei prossimi anni, va rivista l’organizzazione del lavoro inteso come orario e modo di lavorare perché questi lavoratori non hanno neppure il tempo di mangiare un panino.
Per quanto attiene al Ccnl dei marittimi, puntiamo alla sottoscrizione di un contratto unico dell’industria armatoriale settore marittimo affinché si evitino disparità di trattamento fra i 38.000 marittimi impiegati nelle aziende che operano in concorrenza fra loro. Entro la fine di questo mese dovremmo essere in grado di poter fare un bilancio di tutto il lavoro svolto e tirare le somme.
Le distanze maggiori si potranno riscontrare sulla parte economica. Lavoriamo affinché lo stipendio dei lavoratori venga aumentato, per avere dei salari adeguati al costo della vita.
La terza “gamba” del vostro documento è costituita dal tema delle regole. Concretamente questo che vuol dire?
Vuol dire avere un sistema di regole chiaro, che non causi situazioni di svantaggio o discriminatorie. Nel concreto significa, ad esempio, capire quale deve essere la legislazione di riferimento. Prenda il trasporto aereo, dove Ryanair per molto tempo ha applicato il diritto del lavoro irlandese anche ai lavoratori italiani.
Ma quando si parla di regole si parla anche di regime fiscale. Pensiamo che un’azienda straniera che opera in Italia debba rispettare la tassazione del nostro paese. Quello che serve è una maggiore tutela e chiarezza, anche al livello europeo.
Insomma un settore attraversato da molte problematicità e situazioni di crisi?
Purtroppo sì. Le situazioni di crisi non mancano. Basti pensare che i prossimi giorni saranno contraddistinti da numerosi scioperi. Il 20 novembre ci sarà lo sciopero dei lavoratori del gruppo Manital, che svolgono i servizi di pulizia su treni delle Ferrovie, e da tempo ricevono lo stipendio in grave ritardo. Il 24 e il 25 novembre sciopereranno i dipendenti delle autostrade, visto che il contratto di categoria è scaduto e le parti datoriali continuano a non voler inserire nel rinnovo la clausola sociale e contrattuale. Nel trasporto aereo è aperta la vertenza di Air Italy, dalla quale stiamo ancora aspettando il piano industriale e vogliamo chiarezza sui possibili esuberi delle basi italiane, infine saranno in stato di agitazione anche i lavoratori di Enav, dove si ha la tendenza a firmare accordi per poi non rispettarli.
C’è poi la madre di tutte le vertenze, quella Alitalia.
Si, c’è anche la questione Alitalia.
A che punto sono le trattative?
Siamo in una fase di attesa. Abbiamo avuto un incontro con il ministro Patuanelli, ma dobbiamo aspettare che Ferrovie trovi un partner industriale, che sia Delta o Lufthansa.
Avete delle preferenze?
No, il punto non è questo. Bisogna capire che si tratta di una vertenza che non può essere affrontata riducendo il costo del personale che, rispetto ad altre compagnie, è molto più basso, ma innovando la flotta e puntando sulle rotte più redditizie. I lavoratori di Alitalia fino a oggi sono gli unici che hanno pagato scelte sbagliate. È assurdo pensare che un comparto in continua espansione in Italia produca solo esuberi e crisi.
Crede che ci sia ancora bisogno di una compagnia di bandiera?
Penso che una compagnia di bandiera sana ed efficiente sia un ottimo volano per lo sviluppo del nostro territorio, della nostra economia e del nostro turismo. Quindi le rispondo di sì.
Secondo lei in che modo si deve intervenire per normalizzare l’intero settore dei trasporti?
Prima di tutto va affrontata la questione sicurezza. È un aspetto cruciale per tutti i lavoratori dei nostri comparti. Inoltre bisogna porre un freno agli episodi di violenza dei quali sono vittime quanti lavorano sui treni o nel trasporto pubblico locale. Noi come Fit-Cisl abbiamo avviato un percorso pedagogico attraverso il concorso nazionale “Nico Piras – Sono Stato io” rivolto agli studenti delle scuole. Abbiamo poi sottoscritto accordi con le Ferrovie per implementare tutta una serie di strumenti per ridurre gli episodi di violenza, e devo dire che i risultati si iniziano a vedere. Nel trasporto locale siamo più indietro. Questo perché dobbiamo confrontarci con un numero elevato di aziende, molte delle quali, viste le dimensioni e le risorse, non hanno la capacità di mettere in piedi iniziative di questo tipo.
Ci sono, inoltre, tutte le criticità legate alle aziende in appalto.
Esattamente. È una prassi comune, in molte imprese, quella di esternalizzare i servizi come per esempio le pulizie. Il problema è che il nostro sistema di appalti è caratterizzato da una tendenza al ribasso dei costi, che poi causa situazioni di criticità che si riversano sui lavoratori. Infine abbiamo più volte denunciato la mancanza di un fondo di settore adeguato per molti comparti.
Dove nello specifico?
Ad esempio per il trasporto aereo, dove le risorse sono garantite fino al prossimo 31 dicembre, e per il comparto portuale.
In cosa andrebbero rivisti?
Come detto la nostra impostazione è quella di intervenire sulle cause e non solo sugli effetti di un problema e, ancor meglio, bisognerebbe anticipare le criticità. Per farlo questi fondi non solo devono offrire i classici strumenti di sostegno, ma rafforzarsi anche in altri.
Si riferisce alle politiche attive?
Certamente. Dobbiamo mettere i lavoratori nelle condizioni di essere sempre appetibili sul mercato, puntando sulla riqualificazione. Il nostro è un settore in continuo mutamento, dove le innovazioni tecnologiche sono all’ordine del giorno. In questi scenari la formazione continua diviene un’arma formidabile nelle mani dei lavoratori. Anche in considerazione della velocità con cui si propagano le nuove tecnologie occorre prevedere nei contratti una “Second Life” per i lavoratori con maggior rischio occupazionale.
Tommaso Nutarelli