80-90mila posti di lavoro che possono essere subito creati in un settore che, grazie alle numerose risorse e agli investimenti, può essere il volano della ripresa economica del paese. Enzo Pelle, eletto da poco alla guida della Filca, il sindacato delle costruzioni della Cisl, fa il punto sullo stato dell’arte del comparto, guardando alle sfide future che attendono la sua categoria. Tra le richieste della Filca il super bonus al 110% strutturale e una maggiore attenzione alla prevenzione.
Pelle qual è lo stato di salute delle costruzioni?
Il settore può veramente essere al centro della ripresa economica del paese. Su di esso gravitano molti investimenti, e il 90% di questi sono pubblici. Non mi riferisco solo al Pnrr, ma anche ai fondi strutturali europei. Un settore nel quale, tuttavia, registriamo la mancanza di 80-90mila maestranze, e che quindi può creare, nell’immediato, un numero simili di posti di lavoro, e un innalzamento dei costi delle materie prime.
Il non avere avuto per tanti anni una politica industriale degna di questo nome può avere rappresentato un elemento di debolezza anche sulla questione dei costi delle materie prime?
C’è sicuramente un problema di politica industriale, che da troppo tempo manca nel nostro paese, e quindi di poche tutele da parte delle istituzioni delle imprese e gli asset strategici. Al contempo dobbiamo fare i conti con una realtà il covid è ancora molto presente, soprattutto in certe aree del mondo, e che inevitabilmente rallenta il ciclo di lavorazione delle materie prime, innalzandone i costi.
Quali sono le sfide future che il settore e la sua categoria dovrete affrontare?
Il Pnrr ci impone una programmazione e una velocità di esecuzione che, sfortunatamente, non fanno parte del dna del nostro paese. L’idea che una deregolamentazione, e quindi un abbassamento degli standard qualitativi e delle condizioni lavorative, sia la via maestra per procedere speditamente è semplicemente sbagliata. Naturalmente bisogna snellire, dove è possibile, e il decreto semplificazioni va in questa direzione. Altrettanto importante è l’accordo sul pubblico impiego. L’amministrazione pubblica ha un ruolo cruciale nella pianificazione delle infrastrutture, ma sappiamo quante sono le strozzature che la caratterizzano. La sfida per essere competitivi, per affrontare la svolta green passa unicamente attraverso la qualità. Serve una riqualificazione delle stazioni appaltanti, assumere personale formato e altamente qualificato. La vera partita si giocherà sulla capacità dell’Italia di attuare una pianificazione organica, capace cioè di tenere assieme comparti diversi.
Quali sono le proposte della Filca?
Chiediamo che il bonus al 110% sia reso strutturale, indirizzando e agevolandolo per quelle situazioni che ne hanno più bisogno, come i condomini. Per quanto riguarda l’introduzione di una patente a punti per le imprese, che tutto il sindacato caldeggia fortemente, noi della Filca crediamo che si debba fare un passo in avanti, puntando sulla prevenzione. La formazione sulla sicurezza viene fatta ma, purtroppo, si muore ancora nei cantieri. Per questo pensiamo che sarebbe opportuno istituire delle figure, attraverso l’ausilio della bilateralità, che vadano nei cantieri non per sanzionare ma per evidenziare i fattori di rischio e le criticità.
Quello delle costruzioni è un settore molto complesso. Cosa serve ancora per governare al meglio i punti di criticità?
La complessità è sicuramente un tratto distintivo del comparto, dove la sola interlocuzione con le controparti a volte non è sufficiente. La presenza delle istituzioni è cruciale. Uno degli elementi di debolezza del settore è il nanismo di molte aziende, unito alla totale assenza di tutela da parte della politica delle nostre realtà più strutturate. Sicuramente senza una bilateralità ben radicata il settore avrebbe vissuto condizioni ben più difficili. Come sindacato dobbiamo continuare a garantire la nostra presenza, soprattutto in questo momento nel quale stanno arrivando molte risorse, si innalza il rischio di infiltrazioni criminali e assistiamo alla migrazione di lavoratori da altri comparti, che non sonno come si lavora in un cantiere. Ci sono già molti strumenti per garantire la legalità e il rispetto del lavoro. La firma del decreto da parte del ministro Orlando per la Durc è uno di questi. Altri andrebbero aggiunti come la digitalizzazione del cartello di cantiere, per rendere il tutto molto più trasparente anche al controllo sociale.
Rimane poi sempre il problema del dumping contrattuale che è una costante nei cantieri. Come si deve intervenire? Serve una legge sulla rappresentanza?
Quello del dumping contrattuale è uno dei grandi mali delle costruzioni. Nei cantieri possiamo trovare molti contratti diversi. Ma credo che la contrattazione e i suoi protagonisti siano la chiave per aggredire e risolvere questo problema. La presenza della legge deve essere presa in considerazione come ultima ratio. Il nostro, come molti altri, è un settore che vive continue e profonde trasformazioni. Il pregio della contrattazione è quello di essere flessibile e di adattarsi ai problemi. Una dote che la legge non ha.
Tommaso Nutarelli