Il neoletto segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti, dalle pagine dell’Huffington Post, lancia la denuncia rispetto al decreto di legge delega al governo, approdato alla Commissione Lavoro della Camera, che contiene un punto “molto controverso” riguardante la natura della pensione di reversibilità, frutto dei regolari contributi versati.
“Secondo questo disegno di legge – spiega il leader di Spi – le reversibilità vengono considerate prestazioni assistenziali e non più previdenziali. Che cosa significa e che cosa comporta tutto questo? Significa che l’accesso alla pensione di reversibilità d’ora in poi sarà legata all’Isee, per il quale conta il reddito familiare e non quello individuale. Di conseguenza il numero di coloro che vi avranno accesso inevitabilmente si ridurrà e saranno tante le persone che non si vedranno più garantito questo diritto”.
“Questo – preosegue – non è solo profondamente ingiusto ma è anche tecnicamente improprio e rischia di aprire un contenzioso anche a livello giuridico. La pensione di reversibilità infatti è una prestazione previdenziale a tutti gli effetti, legata a dei contributi effettivamente versati. Che in molti casi quindi sparirebbero nel nulla, o meglio, resterebbero nelle casse dello Stato. In parole povere una sorta di ‘rapina’ legalizzata, perpetrata soprattutto ai danni delle donne perché l’età media degli uomini è più bassa e la reversibilità è quindi una prestazione che riguarda soprattutto loro. Donne che oltretutto sarebbero doppiamente colpite perché, come è a tutti noto, hanno una pensione mediamente inferiore a quella degli uomini. E che in futuro rischiano quindi di impoverirsi ulteriormente”.
“Un vero capolavoro, insomma. Uno sfregio che mi auguro possa essere ritirato nella discussione che si aprirà a breve nella Commissione Lavoro. Ne vale del futuro pensionistico di tante persone e della dignità di un governo che non può pensare di fare cassa sulle spalle delle vedove”, conclude Pedretti.