“La crescita politica di un sindacato come quello dei Pensionati deve interrogare tutti su come associarlo compiutamente al governo della confederazione, senza conventio ad excludendum. Quali saranno le forme è un quesito che insieme alla Cgil dovremo risolvere”.
È il passaggio a sorpresa (e potenzialmente rivoluzionario) della relazione di Ivan Pedretti al congresso nazionale dello Spi Cgil in corso a Verona. Per il segretario, è ora di “ripensare” tutto il rapporto tra lo Spi Cgil e la confederazione, trovando al primo uno spazio di maggior peso: “Pensare allo Spi come ad una semplice categoria verticale è un errore strategico”, afferma infatti Pedretti, perché il sindacato dei pensionati “è da tempo un sindacato a carattere generale”.
“Sostenere che lo Spi possa essere associato al governo confederale può sembrare una semplice provocazione – ammette il segretario – ma è una riflessione alta sui cambiamenti. Guardare a questo processo con diffidenza e con troppe timidezze ci separa dai bisogni e diritti di milioni di persone”. Per Pedretti è oggi “essenziale” un “serio approfondimento sul rapporto tra sindacato dei pensionati e confederazione. Un intreccio che prima di essere organizzativo è politico: in futuro potrebbe non bastare più un semplice accordo sulla rappresentanza e sulla solidarietà tra i due soggetti, ma un vero rafforzamento delle relazioni capace di superare le diffidenze di ognuno”.
Pedretti prende spunto, citandola ampiamente, da una relazione di Bruno Trentin al congresso del 1991, nella quale l’ex leader sottilineava la “natura trasversale” dello Spi, un movimento militante “che ha saputo tenere alta la bandiera del sindacato generale anche negli anni più difficili, quando era l’unico che riusciva a mobilitare grandi masse”. Per questo, secondo le parole di Trentin dell’epoca, “deve assumere il ruolo che gli spetta” nella Cgil.
Oggi, a distanza di oltre trent’anni, rimarca Pedretti, “occorre affrontare seriamente questo tema, che riguarda per tutti l’opportunità di crescere, evitando scorciatoie statutarie o regolamentari. Spesso i fatti nel tempo determinano le stesse evoluzioni delle regole. Del resto il doppio mandato nasce dall’incapacità di sapersi rinnovare. Io penso che anche per il nostro sindacato sia opportuno aprire i nostri organismi alla partecipazione di rappresentanze delle categorie degli attivi. Questo può essere il modo per far conoscere lo Spi ai dirigenti attivi, evitando interpretazioni o caricature sull’attività del nostro sindacato. Guardare al futuro evitando paure e difficoltà dettate dai cambiamenti è compito di un gruppo dirigente, che ha l’obbiettivo comune di rafforzare il ruolo generale della Cgil”.
La risposta alle richieste di Pedretti dovrebbe arrivare, si immagina, tra breve, e cioè nell’ambito del congresso nazionale della Cgil che si terrà a metà marzo a Rimini.
Nunzia Penelope