Poliziotti che si ritrovano a badare ai minori stranieri non accompagnati lasciati in custodia nei Commissariati e nell’Ufficio Prevenzione 90 ubicato presso l’Immigrazione della Questura di Roma perché le strutture di accoglienza sono al collasso. È questa la paradossale situazione che il Silp-Cgil di Roma e del Lazio, il sindacato del lavoratori della polizia della Cgil, si è trovata a denunciare a gran voce. Vestire, sfamare e curare decine di minorenni, che solo grazie alla buona volontà degli agenti non venivano abbandonati a sé stessi. Dopo due anni di denunce la situazione si è risolta con l’intervento congiunto di Comune, Prefettura e Ministero dell’Interno, che hanno integrato nel progetto territoriale LGNet la gestione dei minori stranieri non accompagnati. Ma questo è solo uno dei tanti problemi che il corpo di Polizia sta affrontando, poiché da anni cerca di affrontare una crisi di organico che sta compromettendo anche l’efficacia della tutela dell’ordine pubblico. A parlarne a Il diario del lavoro è il segretario generale del Silp CGIL di Roma e del Lazio, Antonio Patitucci.
Minori stranieri non accompagni messi in stallo nei commissariati. Cosa sta accadendo?
Una situazione imbarazzante per quanto riguarda i minori non accompagnati, anche alla luce dell’emergenza immigrazione che purtroppo è esplosa in maniera esponenziale. Per quanto riguarda i minori non parliamo solo di diciassettenni, ma anche di dodicenni, tredicenni. Fortunatamente, dopo una battaglia durata un anno e mezzo, il Comune, la Prefettura ma anche il Ministero degli Interni hanno aperto gli occhi e hanno attuato un intervento coordinato nazionale, cosicché questi minori sono entrati nel progetto territoriale LGNet per l’integrazione dei migranti, nato per gli adulti ma adesso adattato anche a questa problematica dei minori. Grazie a questo progetto la questione è rientrata in un contesto fisiologico e l’emergenza dei msna senza allocazione è cessata. Questi minori vengono dislocati sul territorio nazionale, molto spesso verso le strutture ricettive del Centro-Sud. Quando qualche minore che viene trovato dalla polizia rimangono al massimo due giorni nei commissariati, per cui si avvisa la sala sociale del Comune di Roma per un sostegno psicologico e per la visita medica e poi questi ragazzi vengono dislocati nelle strutture ricettive. Il problema oggi, dopo la battaglia del Silp, è stato risolto.
Quindi è stato raggiunto il protocollo che il Silp-Cgil aveva chiesto al sindaco Gualtieri?
Si è raggiunto un protocollo sul coordinamento nazionale di cui ho parlato, per cui le strutture ricettive non sono solo quelle a livello locale, ma a livello nazionale. È solo in questo modo che è cessato il problema della capienza: il Comune di Roma non aveva le strutture ricettive adeguate e capienti perché, ovviamente, nella Capitale c’è una concentrazione maggiore di immigrati e anche di minori.
Prima che si giungesse a questa soluzione la situazione nei commissariati era da lei definita drammatica.
Oltre che drammatica, la situazione era imbarazzante soprattutto sul piano istituzionale: essendoci una carenza strutturale e un’incapacità della gestione sia da parte del Comune che di altri enti e mancando una visione o un coordinamento nazionale di questo fenomeno, questi minori venivano affidati alla polizia, che ovviamente non è demandata all’accoglienza, alla custodia o all’assistenza perché noi svolgiamo un altro lavoro. Accadeva quindi che su base volontaria questi minori venivano vestiti e sfamati e anche i medici della polizia all’occorrenza intervenivano perché magari c’erano soggetti con problemi di salute. I minori sono tutelati con priorità anche dalla nostra Costituzione al di là dello status di cittadini o di immigrati e sono orgoglioso che il problema sia stato affrontato in modo efficace e in linea definitiva, almeno ad oggi, a seguito delle nostre ripetute denunce.
Le vostre denunce hanno sollecitato anche il dibattito sulla modifica alla Legge Zampa, come ha annunciato più volte il ministro Piantedosi. Lei crede nell’efficacia di questa azione?
È comunque un approccio positivo ed è auspicabile dal punto di vista di una discussione di coordinamento nazionale. Tuttavia, secondo me sarebbe necessario porre sempre di più l’accento sul fattore dell’integrazione sociale, che è un problema che non viene affrontato con una visione pragmatica. Su questo bisognerebbe lavorare creando innanzitutto delle strutture dove queste anime disperate possano avere la possibilità di un’aspettativa di vita, così come è accaduto a tanti italiani all’estero.
Come forze dell’ordine vivete praticamente in maniera frontale la questione dell’immigrazione. Come valuta la gestione del fenomeno da parte del governo?
Il problema dell’immigrazione è un problema epocale, geopolitico, e quindi approcciarsi a questo fenomeno in modo strumentale mi sembra sbagliato. In alcune circostanze il governo ha avuto approccio proprio in questo senso, tant’è vero che il fenomeno proprio con il governo di centro-destra è esploso in numeri molto più alti rispetto agli anni precedenti. È chiaro che da questo punto di vista, al di là della gestione dell’emergenza, bisognerebbe intanto incrementare i flussi di immigrati regolari e distogliere un po’ il mercato da parte dei trafficanti di esseri umani. Dopodiché bisogna pensare un approccio nei termini di una convezione internazionale con i Paesi di transito che si occupano di questi fenomeni migratori, cercando di collaborare sia a livello di polizia ma anche anche a livello politico-economico per rendere sconveniente che i trafficanti possano avere spazi, anche se non è semplice. Infine occorre gestire la buona accoglienza, laddove possibile, anche in termini di integrazione, ricordandoci che il calo demografico, come ha detto anche il ministro Giorgetti, è un danno anche per il Pil. Non dobbiamo dimenticare che undici punti di Pil li dobbiamo anche agli immigrati che si sono integrati.
A proposito dei flussi, è di questi giorni l’accordo che l’Italia ha siglato con l’Albania sulla gestione dei migranti. Crede possa allentare la pressione sul sistema in generale e su quello di sicurezza in particolare?
L’accordo con l’Albania fa emergere un problema enorme, cioè la mancanza di una politica migratoria da parte dell’Europa. È chiaro che se vogliamo avere un ruolo come Europa per quanto riguarda le dinamiche e le emergenze geopolitiche, tra cui l’immigrazione, bisognerebbe sicuramente accelerare in un coordinamento e una sintesi di politica europea. Se ogni Stato si muove in modo autonomo nella gestione della politica estera, andando in contraddizione come membri della Comunità europea, è chiaro che da questo punto di vista l’Europa non avrà un ruolo e non avrà un’efficacia nella gestione di questi fenomeni. Per invertire la tendenza bisogna realizzare l’unità politica europea e non solo perseguire la comunità economica.
Quindi questo accordo dell’Albania determina una frattura dei nostri rapporti con l’Unione europea in tema di migrazioni?
Non è una frattura. Con questo accordo il governo ha cercato di trovare una soluzione, ma non è di carattere sostanziale, è solo una trovata politica perché il premier albanese ha detto chiaramente che la struttura che verrà approntata per ospitare migranti avrà una capienza massima di 3.000 posti, ma non 3.000 posti al mese e quindi oltre 36.000 l’anno, perché la struttura non può superare la capienza dei 3.000 posti al completo. Quindi saturati i 3.000 posti, se da noi ne arrivano 8.000 in pochissimo tempo, ci rendiamo conto che questa è una goccia nel mare ed è una trovata di pubblicità politica per far vedere che si sta cercando di affrontare il problema. Ma questo è ininfluente rispetto alla gestione.
Per tornare alla dimensione locale: Roma, in quanto Capitale, gestisce dei flussi di migranti molto importanti. In quanto forze dell’ordine vi sentite supportati dal governo?
La carenza strutturale delle risorse di polizia rispetto al ruolo istituzionale è enorme. Ad oggi si parla di una carenza di oltre il 20% e noi siamo preoccupati perché la difficoltà si fa sentire, non riusciamo a sopperire alla domanda di sicurezza da parte della cittadinanza in una Capitale che è dieci volte Parigi o Milano. Si fanno i salti mortali anche rinunciando ai diritti contrattuali da parte dei poliziotti. Faccio un esempio: nel reparto della mobile di Roma, i colleghi sono ormai in una situazione che è di collasso sul piano del recupero psico-fisico, perché a Roma l’impegno per l’ordine pubblico, quindi non solo per le emergenze di immigrazione, è enorme, per cui poliziotti non ce la fanno più. Il reparto mobile ha 702 dipendenti che non riescono nemmeno a fare le loro ferie per riposarsi a causa di turni impressionanti. Su 702 dipendenti c’è un ritardo di congedo ordinario, cioè di ferie, che ammontano a 28.800 giorni, hanno 3.563 recuperi da fare, il che significa che non riposano la domenica; per uno, due, tre settimane fanno i turni di quinta e per chi fa reparto mobile significa stare per strada e scontrarsi. Quindi, altro che stress lavoro correlato. Questi lavoratori hanno una pressione e un carico di lavoro da rovinarsi non solo la salute, ma significa avere uno stress lavorativo abnorme che insiste da anni. In queste condizioni, i poliziotti non lavorano certamente in sicurezza, con la serenità e la lucidità per poter affrontare un lavoro difficile e già di per sé stressante. Entro il 2027-28 andranno in pensione circa 38-39.000 poliziotti su una base di organico di 90.000. Ad oggi noi assumiamo all’incirca 2.500-2.700 poliziotti all’anno. Con questi numeri, quindi, se ne assumeranno 15.000, ma per il 2027-2028 ne mancheranno all’appello all’incirca 25.000. Ci ritroveremo con un corpo di polizia con meno di 60.000 unità di organico, quindi la polizia perderà la sua efficacia nella tutela dell’ordine pubblico, il che porta insicurezza ai cittadini. Il governo, come ha detto solo a parole anche la Presidente Meloni, deve intervenire con concorsi “a rullo compressore”, perché altrimenti non riusciamo compensare il turnover.
L’aumento dell’organico delle forze nelle forze dell’ordine è una bandiera di questo governo. Quindi ancora non è stato fatto niente se non a parole?
Il contratto è stato predisposto, solo che vogliamo capire qual è il finanziamento, perché rispetto alle polizie europee noi siamo quelli pagati molto meno e siamo nelle categorie basse della classifica per quanto riguarda la remunerazione. Ancora oggi stiamo valutando il quantum di questo finanziamento.
Elettra Raffaela Melucci