L’aula della Camera ha detto sì al testo sul federalismo fiscale, che a questo punto sarà varato in via definitiva dal Consiglio dei ministri di giovedì e trasmesso di nuovo al Colle per la promulgazione. Il decreto è passato con 314 sì, i no sono stati 291, due gli astenuti. Dopo la bocciatura della bicameralina il governo aveva proceduto con un decreto in fretta e furia, respinto da Napolitano.
Entra in vigore la cedolare ‘semi-secca’ per tassare il reddito da immobili. Non con un’aliquota unica al 20 per cento come inizialmente ipotizzato, ma con due: 19 e 21 per cento secondo la tipologia del contratto (libero o agevolato). Sostituirà Irpef, addizionale regionale Irpef, addizionale comunale Irpef, imposta di registro e imposta di bollo. Al di là delle specifiche tecniche, molte critiche si sono registrate sia da parte degli inquilini sia da parte della Cgil: “Il federalismo fiscale – dice il Sunia – è un regalo netto alla proprietà immobiliare più ricca di almeno 1,5 miliardi di euro senza alcun beneficio agli inquilini”, e la cedolare “presenta caratteri di dubbia costituzionalità”. Infine, secondo i calcoli del sindacato, con le nuove regole si sarà una perdita di gettito rispetto alle attuali entrate di oltre un miliardo di euro. Tra le novità del decrto, c’è anche lo sblocco dell’addizionale comunale, con il rischio di ulteriori aggravi per i cittadini secondo l’opposizione. E la tassa sul soggiorno che, per i comuni che l’applicheranno, potrebbe rappresentare un contributo fino a 5 euro al giorno da parte dei turisti per la gestione della città che stanno visitando.
Cruciale sarà il prossimo passaggio, quello relativo al fisco regionale e ai costi standard della sanità, attualmente in esame in bicamerale. Secondo quanto previsto dalla legge delega di due anni fa, tutti i decreti attuativi (ne mancano quattro) vanno approvati entro il 21 maggio, ma il ministro Calderoli ha già fatto sapere che chiederà una proroga di quattro mesi dopo il via libera al fisco regionale, il cui iter è già iniziato. (FRN)