Confindustria Energia e i sindacati Femca Cisl, Filctem Cgil e Uilcem Uil, sono pronti per avviare il negoziato per il rinnovo del contratto del settore energetico ed idrico. L’obiettivo primario è quello di definire un nuovo perimetro contrattuale che riunisca in un unico contratto i comparti energia-petrolio e gas-acqua, mentre per l’inserimento del settore elettrico i tempi non sono ancora maturi. I sindacati hanno varato nei giorni scorsi le piattaforme unitarie per il rinnovo dei contratti e le hanno inviate alle controparti. Il diario del lavoro ha chiesto ad Alfredo Pasquali, assistente per le relazioni industriali del presidente di Confindustria Energia, di commentarne i contenuti.
Pasquali, qual è il suo giudizio complessivo sulle rivendicazioni sindacali?
La piattaforma sindacale è uno strumento molto valido per aiutare a costruire il contratto, ma non voglio dare voti sui contenuti. Prima di valutare nello specifico i vari punti è necessario ripartire dal protocollo firmato insieme ai sindacati il 18 luglio 2011 che contiene le linee guida per la definizione di un modello contrattuale del settore dell’energia.
Che cosa prevede questo protocollo?
Il principio di fondo è che attraverso un sistema che integri i due livelli contrattuali, nazionale e aziendale, ben definiti nelle loro competenze e che non lascino zone grigie, sia possibile aumentare la produttività e quindi la competitività.
Avete già fissato una data d’incontro?
Sì, ci vedremo il 23 luglio. Non sarà un incontro interlocutorio in cui i sindacati si limiteranno a illustrare alla controparte la piattaforma per poi in un secondo momento ricevere una risposta generale sui vari punti dalle imprese, ma sarà un avvio vero e proprio di trattativa. L’intenzione, infatti, è quella di partire subito da due aspetti fondamentali: il perimetro e i contenuti del nuovo contratto.
Siete finalmente pronti per il contratto unico del settore dell’energia?
Sì l’obiettivo è quello di un contratto unico dei settori energia-petrolio e gas-acqua. Rimane ancora fuori il settore elettrico che ci farebbe molto comodo inserire, ma in questo caso i tempi non sono ancora maturi e credo che una costruzione graduale del percorso sia giusta.
Rispetto ai contenuti, invece, i sindacati hanno chiesto un incremento salariale per il triennio compreso tra il 7 e il 9%. Cosa ne pensa?
Sui contenuti abbiamo bisogno di fare una verifica e rivedere tutta la struttura del contratto, perché l’obiettivo è quello d’innovarlo profondamente, fare un passo avanti, altrimenti il contratto nazionale finisce per essere solo un onere per le aziende. In questa logica il tema salariale non è un problema marginale, anzi questa volta è ancora più importante considerati i dati abbastanza chiari dell’inflazione, della perdita costante del pil, della crisi epocale che sta indebolendo il sistema produttivo italiano ed europeo che colpisce in particolare il settore petrolifero con una crisi contingente che si sovrappone a quella strutturale più grave e irreversibile. Noi riteniamo, sempre basandoci sul protocollo dello scorso luglio, che sia importante difendere il potere d’acquisto dei salari ma che, allo stesso tempo, il sistema salariale complessivo debba anche apprezzare il contributo individuale, prevedere un’effettiva variabilità dei premi di produttività, rispondere alle aspettative individuali, se oggettivamente fondate, e infine assicurare un controllo della dinamica dei costi complessivi. Obiettivo ambizioso che richiede necessariamente un incremento di produttività e redditività.
Parliamo di partecipazione: vi aprirete ai Consigli di sorveglianza?
Sui Consigli ho qualche perplessità, innanzitutto perché gli esempi che conosco non mi pare abbiano mai portato a grandi risultati, ma solo a trovare un compromesso quando non si è riusciti a decidere una governance. Per quanto riguarda la partecipazione ritengo che non vada considerata come un concetto astratto. Se c’è una reale condivisione dei valori allora si può lavorare insieme e parlare di partecipazione. Fare entrare due rappresentanti dei lavoratori nei Consigli di amministrazione delle aziende mi lascia perplesso, mentre esercitare la partecipazione in altri modi, come abbiamo fatto finora, la trovo una scelta molto utile.
A cosa si riferisce?
Alla gestione del fondo di previdenza complementare, ad esempio, che è affidata in parti uguali a imprese e sindacato, o al fondo di assistenza sanitaria integrativa unico caso in Italia ad essere gestito unicamente dal sindacato. Dove la partecipazione ha rappresentato un’esperienza positiva del sindacato è stata un bene.
I sindacati insistono per una lotta serrata contro la precarietà.
Non credo, salvo casi episodici, che le imprese facciano un uso molto ampio delle forme di flessibilità in entrata e questo perché molte attività richiedono un alto contenuto professionale e sono ad alto rischio. Quindi per definizione non c’è interesse ad utilizzare lavoratori occasionali.
Tra gli altri contenuti della piattaforma sindacale c’è la richiesta di verificare l’opportunità del rientro di alcune attività conferite in appalto. La condivide?
Nel passato alcune attività di tipo interno sono state esternalizzate, come ad esempio il trasporto, perché il sistema era troppo rigido è perché in questo modo si riducevano i costi. Non escludo che si possa rifare qualche riflessione sul tema che comunque è troppo complesso e non può essere affrontato con un approccio ideologico.
Francesca Romana Nesci