Si è aperta il 30 luglio la trattativa per il rinnovo del ccnl energia e petrolio. Il primo è stato un incontro in cui le parti hanno presentato le loro rispettive proposte. Nello specifico la Femca ha presentato la propria piattaforma, la Uilcem un’ipotesi di piattaforma, la Filcem ha annunciato che presenterà la propria piattaforma dopo l’approvazione dei lavoratori.
Alfredo Pasquali, assistente al presidente di Confindustria Energia, che valutazione dà per questa trattativa, sarà facile, difficile, impossibile?
La parola facile per questa trattativa l’ho abolita. Se ci sarà la possibilità di discutere sul merito la trattativa sarà difficile, ma possibile. Se invece, partendo da piattaforme separate, prevalesse il ragionamento ideologico sui contenuti, il negoziato sarà impossibile. Il vero problema infatti è che una parte possa dire “noi stiamo seguendo le regole”, l’altra invece appellarsi alle assemblee dei lavoratori e dire “noi siamo democratici”. Se così fosse, la vedo brutta.
Quindi potrebbe esserci il rischio di un accordo separato?
Noi faremo di tutto per evitarlo. Nel settore vige una prassi: “il tavolo è unico, ma nessuno ha il diritto di veto”. Finché sarà possibile cercheremo questa strada. Puntiamo sul consolidamento del modello partecipativo, dove le parti non si scontrano ma si riconoscono e si accreditano reciprocamente, visto anche che non esiste in nessun Paese europeo un sindacato forte di tipo contrappositivo.
Quali potrebbero essere i punti cruciali di spaccatura?
La parte economica e il ruolo della contrattazione di secondo livello. La Cgil infatti sostiene che non si recupera il salario sull’inflazione per due ragioni: sia perché l’indice Ipca è depurato dall’inflazione dell’energia importata, sia perché non c’è la generalizzazione del secondo livello.
E voi cosa rispondete?
Innanzitutto che, salvo la punta del 2008, i valori dell’inflazione generale e dell’inflazione depurata dall’energia sono sostanzialmente convergenti. Per quanto riguarda invece il secondo livello il nostro settore già ce l’ha. La discussione quindi si deve spostare su come migliorarlo e disciplinarlo, dal momento che il secondo livello ha una sua scansione temporale e le sue regole. Questo non toglie che contratti stabili su due livelli siano complicati a livello di sistema, soprattutto in settori importanti come quello dell’energia. Non mi risulta infatti che in Europa e in Italia ci siano esempi di questo tipo nei grandi settori, nelle grandi imprese e multinazionali.
Quindi una trattativa difficile ma possibile. Ma quanto peserà la crisi?
Non si può intendere il contratto influenzato esclusivamente dalla crisi. Puntare tutto sul contingente svilisce il ruolo della contrattazione. Tutti i contratti hanno bisogno di essere rinnovati e in questo caso è necessario mettere mano seriamente al contratto che presenta ancora delle parti ferme agli anni ’70. L’obiettivo di Confindustria Energia è lavorare sulla componente riformista del sindacato. Stiamo cercando il dialogo con la parte moderata della Cgil e ricordo che la Filcem ha sempre firmato contratti anche innovativi.
Cosa ne pensa dell’ipotesi di unificare i contratti del settore elettrico, energia-petrolio e gas-acqua?
Non parliamo sul principio, parliamo di merito. E’ inutile dire sono favorevole o contrario, ma è necessario capire nel merito cosa divide e unisce i vari settori dell’energia per comprendere i margini di possibilità che esistono per un contratto unico. Sull’argomento sono molto prudente perché ci sono dieci firmatari nell’area dei contratti energia, notevoli asimmetrie, oltre al problema delle diverse istituzioni che li trattano. Qualcuno lo auspica, qualcuno lo teme, molti lo danno per scontato nel lungo termine.
Francesca Romana Nesci