Sono entrati in funzione da gennaio i nuovi coefficienti per il calcolo dei trattamenti quantificati con il sistema misto o interamente contributivo che, rispetto ai valori in vigore fino al 31 dicembre di quest’anno, porteranno una riduzione che va dal 6,38% per chi può mettersi in pensione a 57 anni, all’8,41% per chi si ritira a 65 anni. Il “taglio” aumenta con il crescere dell’età perché, dal punto di vista statistico con il passare degli anni aumentano le possibilità di una lunga vita. Dai nuovi coefficienti sono esclusi coloro che avendo 18 anni di contributi al 31 dicembre ’95 restano agganciati anche per gli anni a venire al calcolo retributivo. Invece, sono interessati ai nuovi coefficienti coloro che hanno diritto a una pensione di vecchiaia (o tutta contributiva per opzione o calcolata con il sistema misto). La pensione di anzianità (che richiede 35 anni di contributi) con una quota contributiva, invece, scatterà solo dal 2014-2015. Provvedimenti decisamente non graditi ai rappresentanti dei lavoratori che non usano mezzi termini per definirli fuorilegge. “Buona parte delle misure – sottolinea Morena Piccinini, segretaria confederale Cgil – sono incostituzionali perché il governo sta dicendo alle persone che andranno in pensione che prenderanno di meno”. (LF)
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