“Apprendiamo proprio in questi minuti che il Pd si accingerebbe a non votare la nostra proposta di legge sulla partecipazione. Spero fortemente in un ravvedimento di un partito che dovrebbe avere il lavoro e la democrazia economica iscritte nel patrimonio genetico”. Così il leader della Cisl Luigi Sbarra, in riferimento a quanto annunciato dalla responsabile lavoro del Pd Cecilia Guerra.
“L’amarezza per l’occasione persa di dare una legge bipartisan al Paese sarebbe enorme, credo anche negli elettori del campo progressista- afferma Sbarra- Non regge certo l’argomento di una difesa strenua del testo originale, tanto più se avanzato da una forza politica che ha presentato decine di emendamenti per cambiarlo. Non vorremmo che l’onorevole Guerra fosse alla ricerca di alibi o sponde: noi non glieli daremo di certo. E chiediamo ancora al Pd di convergere su un provvedimento di civiltà senza trasformarlo in un campo di battaglia ideologico”.’
Ma Guerra, al contrario, ritiene che proprio la Cisl dovrebbe essere la prima a non riconoscersi più nel testo che ha preso spunto dalla proposta di legge popolare presentata dalla confederazione: “Il provvedimento -spiega la parlamentare Pd- è stato smantellato sotto i colpi degli emendamenti del relatore e della maggioranza. Non è rimasto più nulla delle originarie proposte della Cisl. Poteva essere un’occasione serie per parlare di partecipazione dei lavoratori nelle imprese, ma è rimasto solo il titolo”. La proposta di legge sulla partecipazione, che dovrebbe approdare la prossima settimana in aula alla Camera, era oggi all’esame finale della Commissione lavoro. Manca solo il voto e il Pd, appunto, “di certo non voterà a favore”, ha detto Guerra.
“La proposta della Cisl -spiega ancora Guerra- prevedeva, nell’ambito della partecipazione gestionale, l’obbligo dei rappresentanti dei lavoratori nei Cda delle partecipate, ma c’è stato il ‘niet’ del governo”. Sminuite anche la partecipazione organizzativa che “diventa potestà unilaterale delle imprese” e la partecipazione consultiva che diventa “una facoltà”.
“Resta un po’ di partecipazione agli utili, che comunque è già prevista, tassata al 5% fino a 4.000 euro. Con il provvedimento diventa il 5% fino a 5.000 euro ma solo per il 2025. Credo che anche la Cisl – ha concluso Guerra – non possa più riconoscersi un questo tipo di provvedimento”.