Sono soprattutto le gare al massimo ribasso e le continue (e conseguenti) delocalizzazioni aziendali a costituire i principali motivi di protesta del settore dei call center, che in Italia conta circa 80.000 addetti, per un giro di affari di circa 1,3 miliardi di euro.
Per questo ieri, presso il ministero dello Sviluppo Economico, le associazioni e i sindacati di categoria Cgil, Cisl, Uil e Ugl, hanno chiesto al governo interventi atti a regolamentare la concorrenza fiscale tra regioni, la normativa sui cambi di appalto e la cessione dei rami d’azienda.
La proposta proveniente dall’esecutivo, ben accolta da tutti i presenti, è stata quella di istituire un osservatorio nazionale, mentre i singoli ministeri interessati alla vertenza hanno ribadito il proprio impegno ad approfondimenti tecnici e legislativi sulle questioni sollevate.
La prossima riunione è stata convocata per la metà di giugno.