La Commissione europea sottovaluta la gravità della recessione che ha colpito l’Italia con la crisi finanziaria, usando metodologie di calcolo “traballanti” che finiscono per risultare penalizzanti nei giudizi sui conti pubblici. Lo ha affermato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in una intervista al Financial Times. Ha puntato il dito soprattutto su un aspetto tecnico, chiamato “output gap” che rappresenta una stima del divario che esiste tra l’effettivo ammontare della ricchezza prodotta da un Paese e il Pil potenziale.
La stima di questo output gap italiano da parte dell’Ue, al 3,5 per cento del Pil è molto più bassa bassa del 5,1 per cento calcolato dall’Ocse sul 2014, e che nel 2015 potrebbe essere ancora di più. “Le decisioni prese su questo apparato traballante sono molto importanti – ha affermato Padoan – hanno a che fare con questioni che si ripercuotono sulla vita di milioni di cittadini”.
Perché è partendo da questa stima che la commissione calcola anche il deficit di bilancio strutturale dei paesi, quello maggiormente osservato per stabilire se vengono rispettate o meno le regole di patto di Stabilità. Un output gap più ampio si riflette in maggiori margini di tolleranza a favore di uno Stato, e viceversa. Il FT rileva che ministro ha deciso di fare questi rilievi a una settimana dai verdetti europei sui bilanci 2015.
E.G.