Cgil e Uil fanno luce sulle motivazioni del no al rinnovo dei contratti per i comparti della sanità pubblica e delle funzioni locali per il triennio 2022-2024. L’occasione si è avuta questa mattina dinanzi alla conferenza delle Regioni, in cui le due confederazioni hanno sottolineato innanzitutto “come gli incrementi salariali proposti dal Governo, pari al 5,78%, siano del tutto insufficienti a garantire una reale crescita dei salari e a recuperare il potere d`acquisto eroso da un`inflazione che, nello stesso triennio, ha sfiorato il 17%”. A fronte di ciò, “riteniamo fondamentale l`eliminazione del limite anacronistico introdotto con il decreto Madia, che, all`art. 23 comma 2 del D.Lgs. 75/2017, impone un tetto di spesa al salario accessorio, oltre a tutti i vincoli che gravano sulle amministrazioni in materia di valorizzazione e reclutamento del personale”.
I sindacati sottolineano di essere “disponibili al confronto con il Governo, ma solo con la certezza di maggiori risorse per l`aumento degli stipendi tabellari e di istituti contrattuali realmente esigibili sul piano economico e normativo. Ci auguriamo che questo incontro porti a un impegno concreto per superare le attuali criticità contrattuali, garantire un aumento salariale adeguato, considerato che gli stipendi pubblici italiani sono tra i più bassi d`Europa e rendere nuovamente attrattivo il lavoro pubblico. Abbiamo inoltre proposto l`anticipo di parte delle risorse già disponibili per il rinnovo contrattuale 2025-2027, affinché si possano dare segnali concreti a chi ogni giorno opera in settori essenziali per il Paese”.