Il fisco dal volto umano ha la faccia di Rossella Orlandi, capo dell’Agenzia delle Entrate, che al termine della relazione sulle entrate fiscali 2016 cita le parole di Francesco Bergoglio sull’evasione fiscale e, nel farlo, si commuove vistosamente. Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, seduto accanto a lei, la ringrazia prontamente per il lavoro svolto, per l’efficienza, e, aggiunge, “per la passione e la partecipazione emotiva”. Passione e partecipazione a un lavoro che è probabilmente al primo posto tra i più odiati dalla cittadinanza: far pagare le tasse a tutti.
Arrivata all’Agenzia dopo la lunghissima gestione di Attilio Befera, sulla scia del renzismo trionfante, la toscana Orlandi ha tuttavia vissuto un paio di anni davvero difficili. Per citare solo due episodi: la sentenza della Consulta che nel 2015 ha dichiarato illegittime le nomine di 800 dirigenti, seguita dall’esodo di altri giovani e validissimi dirigenti verso strutture private, decapitando drasticamente le forze dell’ Agenzia stessa, e la durissima reprimenda arrivata dall’allora viceministro Enrico Zanetti, che alle rimostranze della Orlandi sulle difficili condizioni in cui si trovava a operare con una struttura dimezzata replicò chiedendone le immediate dimissioni, oppure il silenzio.
Orlandi ha taciuto, e ha continuato a lavorare. Zanetti, invece, e’ uscito dal Governo dopo l’addio di Renzi e l’arrivo di Paolo Gentiloni. I risultati del lavoro di Orlandi sono quelli presentati stamattina, in una conferenza congiunta presso la sede del Mef col ministro dell’Economia Padoan e il vice ministro con delega per il fisco Luigi Casero: uno schieramento che rappresenta plasticamente l’intenzione del governo di appoggiare pienamente l’operato dell’Agenzia. ‘’Lo Stato, finalmente, si presenta con una sola faccia’’, ha osservato Casero. E del resto i risultati meritano tanto spiegamento di forze: 19 miliardi recuperati nel 2016 alle casse dello stato dall’Agenzia, con un incremento di quasi il 30 per cento sul 2015, quando erano stati ripresi 14,9 mld. Che già rappresentavano un record, considerando che appena dieci anni fa il recupero non andava oltre i due miliardi. Altri dati forniti oggi: le entrate erariale complessive lo scorso anno sono ammontate a 450 miliardi, contro i 436 del 2015 e i 419 del 2014, i rimborsi fiscali a cittadini e imprese sono stati nel 2016 pari a 16 miliardi. Infine, i versamenti per l’abbonamento Rai hanno toccato quota 2,1 miliardi, segno che l’esperimento del canone in bolletta sta funzionando.
Oggi, alla vigilia della ‘’scomparsa’’ di Equitalia (che da questa estate sarà incorporata nelle Entrate) il fisco nazionale si presenta dunque non solo con il volto ‘’umano’’, ma anche con quello del vincente. E tuttavia, a guardare bene dentro i numeri, il quadro è più complesso. Perché se è vero che quest’anno il recupero è da record, è anche vero che dentro i 19 miliardi ben 13, 7 sono versamenti diretti, nei quali sono compresi anche i 4,3 rientrati grazie alla Volountary Disclosure, la sanatoria fiscale per i capitali esportati illegalmente all’estero varata dal Governo Renzi e arrivata ormai alla sua terza riapertura dei termini, con la speranza di fare ancora ‘’cassa’’. Altri 4,8 miliardi arrivano dalla riscossione ‘’coattiva’’, cioè diciamo con le cattive maniere, leggi appunto Equitalia, mentre 500 derivano dalle famose ‘’letterine’’ che il fisco invia ai contribuenti invitandoli – quindi con le buone maniere- a rivedere e correggere spontaneamente la loro ultima dichiarazione in quanto non del tutto congrua. Volendo fare le pulci ai dati dell’agenzia, dunque, al netto dei 4,3 miliardi della Vd il recupero è più o meno lo stesso dell’anno passato. Quello che è cambiato, ma in aumento, e’ il livello dell’evasione: che l’anno scorso veniva indicato dal governo in 90 miliardi e quest’anno, invece, in 110.
Nel corso della conferenza, infatti, Casero ha ribadito che l’obiettivo e’, per l’appunto, quello che ci sollecitano anche Ocse e FMI, cioè riportare il tax gap a livelli fisiologici, come negli altri paesi europei. Tra i quali, con l’eccezione della Grecia, vale la pena di ricordare che siamo in vetta alla top ten dell’evasione. Per riuscire a modificare l’avversione italica per le tasse, però, Orlandi ritiene sia più efficace la carota del bastone, in altre parole un rapporto di reciproca fiducia tra cittadini e fisco, basato sulla prevenzione più che sulla repressione. Il fisco dal volto umano, appunto. Se funzionerà si vedrà nei prossimi anni. In ogni caso, vale la pena tentare: poiché la repressione, a occhio, risultati brillanti fin qui non ne ha dati.
Nunzia Penelope