Il lieve calo degli occupati rilevato in termini congiunturali nel mese di novembre del 2024, pur sintomatico di una fase del mercato del lavoro meno dinamica rispetto a quanto sperimentato negli ultimi anni, non desta particolari preoccupazioni, pure considerando la revisione al ribasso delle stime relative agli ultimi mesi.
Il piccolo ridimensionamento è, infatti, imputabile alla riduzione dei dipendenti a termine (-39mila su ottobre, -280mila sullo stesso mese del 2023). Tendenza non pienamente compensata dal progressivo incremento dei dipendenti a tempo indeterminato (+28mila sul mese, +500mila nel confronto annuo). Tali dinamiche sembrano indicare come il sistema delle imprese, pur non ritenendo probabile nel breve periodo decise accelerazioni dell’attività, ritenga probabile il permanere di un’intonazione positiva sul versante produttivo.
Senz’altro favorevole deve essere l’interpretazione dei dati provvisori sull’andamento dei prezzi al consumo nel mese di dicembre. L’incremento dello 0,1% su base mensile, conferma l’inflazione su base annua all’1,3%, valutazioni entrambe inferiori alle nostre stime (+0,3% congiunturale e +1,6% tendenziale). I dati di dicembre testimoniano anche il rientro delle tensioni nel comparto alimentare, con inevitabili riflessi positivi sui prezzi dei beni che compongono il cosiddetto carrello della spesa.
In termini prospettici, al netto dei fondati timori sui possibili rialzi dei prezzi degli energetici, il lieve rallentamento dell’inflazione di fondo, su base annua, pone le premesse per il permanere anche nei prossimi mesi di dinamiche sostanzialmente contenute.
Va anche sottolineato come nel contesto dell’eurozona il nostro paese si conferma come uno dei più “virtuosi”, con un’inflazione che rimane ampiamente al di sotto dei “valori soglia”. Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat di oggi.